La seconda vita dell’ex sindaco dopo l’inchiesta: «Due lavori per non annoiarmi»

L’ex sindaco di Santa Maria di Sala in maggio ha patteggiato quattro anni di reclusione. Da un anno attende il via libera per poter fare 12 mesi di lavori socialmente utili con gli anziani

Roberta De Rossi
Nicola Fragomeni, ex sindaco di Santa Maria di Sala
Nicola Fragomeni, ex sindaco di Santa Maria di Sala

 

Passa da un doppio lavoro manageriale-commerciale e l’attesa di aver il via libera per poter iniziare un anno di lavori socialmente utili a favore degli anziani, la nuova iperattiva vita dell’ex sindaco e poi ex presidente del Consiglio comunale di Santa Maria di Sala e coordinatore di Coraggio Italia, Nicola Fragomeni, che a maggio ha patteggiato 4 anni di reclusione, per chiudere ogni pendenza giudiziaria rispetto alle accuse di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione che gli ha mosso la pm Federica Baccaglini e che lo avevano tenuto per quattro mesi agli arresti domiciliari nel 2023.

La Procura lo accusava di essere stato al vertice di un’associazione per delinquere volta «a commettere un numero indeterminato di reati contro la pubblica amministrazione, tra i quali concussione, corruzione, induzione indebita a dare o promettere denaro o altre utilità (...) costruendo uno stabile sodalizio criminoso».

Fragomeni - con il brio e la capacità affabulatoria che gli si riconosce - ricorda con soddisfazione di non essere stato interdetto dai pubblici uffici, sostiene di non aver preso un euro, racconta con entusiasmo dei suoi nuovi lavori: dopo aver fatto per 26 anni il manager commerciale nella sua vita pre-politica (era amministratore delegato della sua azienda di abbigliamento), ora di lavori ne fa due - «Così ho il cervello che non si annoia», dice - in due aziende che di occupano di materiale e componenti altamente tecnologici: la mattina a Santa Maria di Sala e il pomeriggio a Padova.

Parla camminando su e giù lungo un corridoio della Cittadella della Giustizia di Venezia, rilassato e sorridente mentre attende il suo turno d’udienza al Tribunale di sorveglianza di Venezia, che deve dargli l’autorizzazione ai lavori di pubblica utilità nei quali è stata convertita parte della pena concordata tra il suo avvocato difensore Renzo Fogliata e la Procura. Ma neppure quella di ieri è la giornata giusta per avere il via libera a recarsi per due ore alla settimana, per un anno, nella sede dell’Ada, associazione che si occupa di assistenza agli anziani.

«Non è ancora arrivata la relazione di servizio», spiega al telefono l’avvocato Fogliata. E così l’udienza davanti alla Sorveglianza viene nuovamente rinviata.

Tra una chiacchiera di lavoro e una nella quale si compiace di essere ancora salutato con entusiasmo per strada a Santa Maria di Sala - e ricorda che «il nuovo sindaco Alessandro Arpi era il mio vice» - Fragomeni con lucidità sa che dovrà essere testimone (non può avvalersi della facoltà di non rispondere, avendo patteggiato) nel processo alla “famiglia” per le mascherine vendute dalla Fragomeni Group a Comuni e aziende pubbliche nei mesi del Covid nei quali erano una merce introvabile.

Decine di migliaia di mascherine protettive - è l’accusa della Procura, sulla quale deciderà il Tribunale, sentite le difese - che la società avrebbe piazzato anche a Polizia locale e Usl, grazie all’intermediazione dell’ex sindaco Fragomeni (inizialmente accusato di abuso d’ufficio, reato però cancellato dalla Riforma Nordio del governo Meloni).

A giudizio il 15 gennaio ci sono Giovambattista Fragomeni e Andrea Fragomeni (fratello e nipote dell’ex sindaco), chiamati a difendersi dall’accusa di riciclaggio, così come per il cognato di Fragomeni, Ivano Rocco, che per la Procura aveva messo a disposizione il proprio conto corrente per accreditare i bonifici delle mascherine. Sin qui le accuse dalle quali gli imputati hanno deciso di difendersi in aula.

Tornando, invece, al fronte dell’inchiesta sulle presunte tangenti, il 6 novembre inizierà il processo per gli imputati accusati di concorso in corruzione che hanno scelto di difendersi con rito abbreviato (e con sconto di un terzo della pena in caso di condanna): l’architetto Marcello Carraro, considerato il professionista di riferimento del gruppo e gli imprenditori Mauro Cazzaro e Battista Camporese, che puntavano a realizzare un nuova casa di riposo, ora determinati a difendersi dalle accuse.

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