Appello per un forno crematorio nel Veneto Orientale: «Ora le salme portate fino a Bologna»
La chiusura dell’inceneritore di Marghera riaccende il dibattito sulla necessità di realizzare un impianto in una zona finora scoperta: «Spinea non basta, ne serve un altro»

Chiude il forno crematorio di Marghera e si riaccende la discussione sulla possibilità di realizzare una struttura per il Veneto orientale. Dall’opposizione, la richiesta di un forno in loco per evitare i viaggi addirittura fino a Bologna. Ma l’assessore delegato e vice sindaco, Alessandro Meneguz, è perplesso: «Non ne abbiamo la concreta esigenza». La chiusura, senza stima dei tempi, dell’impianto a Marghera suscitata nuove polemiche.
Veritas, in questi giorni, ha confermato che per far fronte alla chiusura di Marghera, l’impianto di Spinea è stato potenziato per sostenere il maggior volume di attività. Per eliminare ogni possibile disagio causato dalla sospensione dell’attività del forno crematorio di Marghera, Veritas ha già riorganizzato le risorse nelle fasce orarie di maggior afflusso, in modo da ridurre i tempi di attesa tra un’operazione e l’altra. Evidentemente, è necessario adottare queste misure per evitare ripercussioni a causa della chiusura. Gli echi di questa situazione sono arrivati fino al basso Piave, dove l’opposizione coglie l’occasione per riaccendere il dibattito sulla possibilità di avere un forno anche qui.
«Nella provincia», spiega Gino Cuzzolin di Città delle persone, «la cremazione rappresenta modalità di sepoltura scelta da una quota significativa della popolazione, pari al 35-40%, in crescita. Il Veneto si colloca tra le regioni con i tassi più elevati, superando il 40% nel 2023. Il forno crematorio di Marghera svolge un ruolo essenziale per la terraferma, in particolare per Mestre e dintorni. La chiusura spaventa per il rischio che generi ritardi nella restituzione delle ceneri, con conseguenti disagi per le famiglie e per le pratiche di inumazione, perché si va a sovraccaricare l’impianto di Spinea.
Chiedo di valutare con attenzione l’impatto di tale chiusura, promuovendo un confronto con i gestori ed eventualmente con gli altri Comuni del Veneto Orientale, al fine di monitorare gli impatti della chiusura e individuare soluzioni». «Auspico che San Donà si faccia portavoce nella conferenza dei sindaci», conclude, «con attenzione anche ai comuni del basso trevigiano perché si torni a discutere con Regione e Veritas di un crematorio nel Veneto Orientale». Il vice sindaco Alessandro Meneguz non è d’accordo. «Nessuno andava a Marghera», precisa, «forse perché è impianto piccolo e, pare, riservato ai veneziani. Le imprese hanno una convenzione con Bologna. Non abbiamo l’esigenza e faremo un ragionamento se verranno avanzate documentate richieste dalle imprese». In Veneto sono attivi 8 forni: Padova, Spinea, Venezia, Marghera, Treviso, Verona, Conegliano, Vicenza.
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