Fine vita, la lettera del malato di Sla che ha scritto al Papa: «A volte andarsene pare l’unica scelta»

CAVALLINO. «Scrivo a Papa Francesco delle conseguenze della sofferenza perché la conosco molto da vicino, nella mia esperienza personale e in quella dei tanti disabili gravissimi che ho assistito negli anni».
Malato di Sla da quando aveva 14 anni, Gianfranco Bastianello, 63 anni, cattolico praticante, da sempre è in prima linea nella difesa delle fasce più fragili della società, da circa 10 anni è in carrozzina ma non ha mai perso la sua determinazione e carica emotiva lavorando nel turismo per 42 anni.
«Sono in pensione da qualche tempo», puntualizza, «dopo una carriera come quella di un qualunque lavoratore, dimostrando che in certi casi, anche da diversamente abile, è possibile realizzare soddisfazioni professionali se te ne danno la possibilità». Impiegato dapprima al camping Union Lido e poi, facendo il pendolare da Punta Sabbioni a Venezia per oltre 30 anni, è stato responsabile della comunicazione all’hotel Danieli.
Esempio vivido e concreto nella sua quotidianità dell’importanza di battersi per il valore della vita, seppure nelle difficoltà anche estreme, ma soprattutto per la difesa dei più fragili da discriminazioni e condizioni disagiate.
«Dieci anni fa arrivai ad incatenarmi di fronte a palazzo Balbi», ricorda con orgoglio Gianfranco Bastianello «per difendere i diritti di un disabile gravissimo e di sua moglie con tre bambini perché gli venisse garantita dalla Regione l’assistenza notturna».
Di recente Gianfranco Bastianello è balzato agli onori della cronaca quando nel Natale 2018 aveva aiutato l’amico e ex calciatore, Jacopo Barbaro, paralizzato dalla Sla, a organizzare una raccolta di beneficenza mettendo all’asta le maglie dei campioni di calcio.
«Oggi oltre a dedicarmi alle situazioni di fragilità sociale con lo sportello di ascolto», spiega Bastianello, «organizzo e tengo corsi nelle scuole primarie spiegando la condizione dei diversamente abili per prevenire il bullismo, sarebbe importante estendere questa disponibilità e comprensione della diversità anche alle classi quinte di scuole come l’istituto alberghiero Cornaro di Jesolo che forma i receptionist di hotel e camping a ricevere degnamente il turismo del futuro».
Fondatore e centro pulsante dal 2004 dello sportello di segretariato sociale e di ascolto di Uildm operativo in centinaia di situazioni disagiate della provincia di Venezia, svolge da anni il ruolo di consulente del comune di Venezia all’ufficio Eba, Eliminazione Barriere Architettoniche, ricoprendo ruoli dirigenziali alla Uildm.
«Conosco il decorso delle malattie irreversibili, ho esperienza diretta delle loro conseguenze e della sofferenza che provocano», confessa, «non si tratta di depressione o di decisioni prese alla leggera. Alcune volte andarsene è l’unica scelta sensata, per non protrarre una sofferenza che grava da troppo tempo sulle persone che ti circondano.
Solo chi ha provato l’impotenza assoluta protratta per anni di certe condizioni di vita può capire quanto mettono alla prova la persona che è affetta da queste malattie. C’è un motivo perché Dio, di cui siamo immagine e somiglianza, ci ha dato due doni: la vita e il libero arbitrio. Riconoscere la sacralità della prima è anche non disconoscere il diritto di esercitare il secondo in piena coscienza finché è possibile».
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia