Fincantieri, fino a 19 ore di lavoro a turno

Mai meno di 12 ore di lavoro al giorno, anzi, una media di 13-15, con addirittura picchi di 17-19 ore nell’arco delle 24 di una giornata. È lettere di dimissioni firmate in bianco.
Il tutto per 900-100 euro al mese, tutto compreso: circa 600 euro in busta paga, la differenza in nero, senza straordinari: la cosiddetta “paga globale” tante volte denunciata dai sindacati. Così si lavora in subappalto a costruire navi alla Fincantieri di Marghera.
Lo ha raccontato, ieri, la dirigente dell’Ispettorato del lavoro Franca Cosu, teste nell’udienza davanti alla giudice Roberta Marchiori per il processo con rito abbreviato ai titolari della «Eurotecnica» e della « Rock » - Giuseppe Ruggi (Mira) e Daniele Cassarino (Fiesso d'Artico) - imprese che hanno a lungo lavorato in subappalto all'interno di Fincantieri, accusati dal pubblico ministero Walter Ignazitto di estorsione nei confronti di decine di loro dipendenti, per la maggior parte operai del Bangladesh.
In fase di rinvio a giudizio anche due soci bengalesi, tutti accusati da 8 degli 80 dipendenti che lavoravano per loro e che si sono costituiti parte civile. Una testimonianza grave, quella della dirigente dell’Ispettorato, che ha sollevato ufficialmente il velo sulle pesantissime condizioni di lavoro nel grande cantiere navale di Marghera, parlando di sistema diffuso e di accordi illeciti per i pagamenti, della quale Fincantieri non poteva non sapere dal momento che «è vero che lavorano ditte in subappalto, ma è anche vero che lavorano in casa Fincantieri».
Tanto che anche la stessa società è stata chiamata dall’Ispettorato - dopo i controlli del caso - a pagare i contributi non versati, in solido con le due imprese. Il 24 giugno sarà sentito il segretario Luca Trevisan: «Sono 15 anni che denunciamo questo stato di cose, che riguarda tutto il sistema dei subappalti e del quale Fincantieri non può chiamarsi fuori».
Una testimonianza, quella della dirigente Cosu, che paradossalmente viene accolta come un punto a favore sia dalla Procura (che trova conferma all’impianto accusatorio) sia dai legali della difesa (le avvocate Santinon, De Biasi e Ceschin) che puntano a dimostrare come buste paga e turni di lavoro fossero un sistema di fatto imposto da Fincantieri, che fissava a monte prezzi ridotti all’osso per i diversi lavori in subappalto.
In mezzo, il lavoro di centinaia di operai, soprattutto stranieri, costretti a turni massacranti di lavoro, con rischio di incidente che crescono esponenzialmente con la stanchezza. Quanto alle buste paga inferiori rispetto al minimo pattuito e alle lettere di licenziamento firmate in bianco, le imprese non negano queste ultime (sostenendo di non averle mai utilizzate) dichiarando che i salari erano determinati dalle condizioni economiche dettate dall’azienda.
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