Fermati con l’esplosivo in mezzo alla tangenziale Quattro condanne
Erano stati arrestati a inizio maggio nella tangenziale di Mestre, in pieno lockdown, per quel borsone pieno di polvere pirica. Avvistata la pattuglia dei carabinieri, avevano provato a darsi alla fuga. Inutilmente. Così ieri, a distanza di cinque mesi, la gup Francesca Zancan ha ritenuto colpevoli i quattro responsabili, condannando Romeo Hudorovic, di Marghera, a 4 anni e 6 mesi; Michele Cavazza, di Conegliano e Loris Rossetto, di Oderzo, a 3 anni e 8 mesi; Daniel Rizzetto, originario di Cittadella, a 4 anni e 11 mesi. La diversa gradazione della pena è dovuta, di fatto, alla presenza o meno di recidive.
Alle due di notte di quel primo maggio, i quattro erano sulla rotonda di Marghera sotto la tangenziale, a piedi e uno vicino all’altro. A notarli era stata una pattuglia dei carabinieri, alla cui vista i quattro si erano dati immediatamente alla fuga.
Di lì, la scoperta del capopattuglia del borsone lasciato a terra nei paraggi. Una volta aperto, i carabinieri avevano trovato degli involucri contenenti della polvere pirica. A quel punto chiamati i rinforzi i militari del Nucleo Operativo della Compagnia di Mestre, i quattro erano stati identificati. I quattro giostrai di origine sinta hanno precedenti per reati contro il patrimonio e un’età comprese tra i 45 e i 31 anni. Sono stati arrestati per detenzione di materiale esplosivo.
Secondo gli investigatori dell’Arma i quattro erano in attesa dei complici con le auto per andare sul luogo dove avevano intenzione di far saltare uno o più bancomat. Infatti la polvere pirica trovata serve per confezionare la cosiddetta “marmotta”, praticamente un ordigno che consente di strappare dal muro lo sportello bancomat per poi prendere i soldi contenuti nel dispensatore di banconote. L’avvocato Stefania Pattarello, legale difensore dei quattro, aveva chiesto per i suoi assistiti l’assoluzione dal momento che avevano sostenuto di non saperne nulla. «Proporremo appello contro la sentenza», fa sapere l’avvocato Pattarello. —
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia