Fatti a Venezia, anzi no Majer, taralli indigesti La difesa: «Un errore»

In teoria sarebbe una frode in commercio: avere confezionato dei taralli provenienti dalla Puglia, spacciandoli per prodotti in città. E poi messi sugli scaffali di una nota catena di panetterie. Frode in commercio un reato non da poco.

Per questo è andato a processo, con decreto di giudizio immediato, Fabrizio Denardis, 59 anni, legale rappresentante della società Spigola Srl, con la quale controlla la catena di panetterie-caffetterie che si fregiano dell’insegna storica e titolare della Majer. Panificio fondato a inizio 1900 in riva al rio Novo da un produttore di pasta proveniente dallo zoldano.

Ieri mattina in Tribunale si doveva tenere l’udienza davanti al giudice unico Gilberto Stigliano Mesutti. Lo sciopero degli avvocati, in programma in questi giorni e che termina oggi, ha fatto rinviare il processo all’8 giugno.

La storia si trascina dal 2018 quando, durante un controllo della Guardia di Finanza, i militari scoprono che in una delle rivendite stanno confezionando dei taralli in sacchetti che riportano la scritta prodotti a Venezia. In realtà i taralli erano stati acquistati in Puglia. E questo doveva essere riportato.

Fabrizio Denardis sostiene che non c’era nessuna volontà di barare. Si è trattato solo di un problema di etichette sbagliate. L’imprenditore è difeso dall’avvocato Luca Pusateri ed è convinto di dimostrare la propria buona fede. —

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