Falso medico, Dekleva a giudizio

Lui non si è presentato, è rimasto nel carcere di Treviso dove è rinchiuso ormai da sette mesi, ma c’erano i suoi due difensori. Intanto, il primo processo Renzo Dekleva, accusato di aver ucciso la moglie Lucia Manca e di aver poi nascosto il suo corpo sotto l’autostrada a Cogollo del Cengio, in provincia di Vicenza, lo subirà il prossimo 12 dicembre: dovrà rispondere di sostituzione di persona, falsa dichiarazione a un pubblico ufficiale e falsa attestazione perché, durante le indagini sulla morte della donna, i carabinieri di Mestre hanno scoperto che l'indagato, allora non ancora finito in manette, sosteneva di essere laureato in medicina, mentre in realtà non lo era. Era stata la sua stessa difesa a produrre la fotocopia della carta d'identità nella quale sta scritto medico sulla riga della professione. A rilasciare il documento era stato il Comune di Marcon, ma la professione era stata indicata dallo stesso Dekleva come accade a tutti coloro che richiedono la carta d'identità.
Una dichiarazione falsa, visto che non si è mai laureato, e rilasciata a un ufficio pubblico. Inoltre, durante il suo lavoro di informatore scientifico (in pratica rappresentante di medicinali), avrebbe consegnato a due pediatre della provincia di Treviso il suo biglietto da visita in cui prima del suo cognome c'è la parola dottore. I due medici erano stati sentiti come persone informate sui fatti ed hanno confermato la circostanza, consegnando anche il biglietto da visita.
Ieri, davanti al giudice veneziano Roberta Marchiori, i suoi difensori non hanno chiesto il rito abbreviato, probabilmente sperando nella prescrizione, visto che ad accusare Dekleva ci sono dei documenti (la sua carta d’identità e il suo biglietto da visita) difficilmente smentibili. Il processo sarà celebrato dal giudice monocratico di Mestre, Sara Natto. Mentre il procedimento principale, quello per omicidio e occultamento di cadavere, attende ancora l’incidente probatorio, che è stato fissato per il prossimo 7 novembre. Quel giorno i tre periti nominati dal giudice veneziano Michele Medici, il medico legale veneziano Valentina Meneghini e gli odontoiatri forensi milanesi Cristina Cattaneo e Danilo De Angelis, dovranno spiegare quale sia stata la causa della morte della bancaria di Marcon; se la coloratura rosa dei suoi denti sia da spiegarsi con il fatto che è stata soffocata e quindi che sia morta per asfisia: infine, se le anomalie riscontrate sull'osso ioide siano spiegabili con una forte pressione, insomma con il fatto che sia stata strozzata. Le due ipotesi, infatti, sono proprio quelle di soffocamento, presumibilmente con un cuscino di casa, o lo strangolamento. La perizia sarà consegnata alle parti il 22 ottobre prossimo.
Giorgio Cecchetti
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia