Falso Banksy all’M9 di Mestre, sequestri e denunce

Grazie all’intelligenza artificiale i carabinieri smantellano un’organizzazione di falsari con ramificazioni in tutta Italia. Tre opere realizzate dai falsari sono state esposte alla mostra di Mestre

Giacomo Costa
La mostra su Banksy che nei mesi scorsi è stata ospitata al Museo M9
La mostra su Banksy che nei mesi scorsi è stata ospitata al Museo M9

Falsificavano opere d’arte e, tra le varie destinazioni dei quadri contraffatti, figura anche Mestre, la già abbastanza discussa mostra dedicata al lavoro di Banksy, ospitata quest’anno negli spazi del museo del Novecento.

L’indagine, che ha visto denunciate 38 persone e sequestrate 2100 opere, ha preso il via da Roma ed è stata poi coordinata dalla Procura di Pisa, allungandosi in tutta Europa.

Traditi dall’e-commerce

Tutto è nato dal sistema di monitoraggio dei siti di e-commerce delle principali case d’asta, una rete messa in piedi dal nucleo di Tutela dei beni culturali dei carabinieri e che ha permesso di individuare un dipinto, Cariatide, falsamente attribuito ad Amedeo Modigliani; era il marzo del 2023 quando i militari hanno individuato l’opera nella disponibilità di un intermediario in provincia di Pisa, nella cui abitazione sono state poi sequestrate altre 200 opere contraffatte.

L’Arma impiega anche un sistema di intelligenza artificiale capace di smascherare i falsi tracciando le quotazioni ribassate per immetterli sul mercato, arrivando a seguire le opere anche all’estero. In questo caso, come ha spiegato il comandante del nucleo, il generale Francesco Gargaro, ci si è concentrati su pezzi attribuiti a Banksy e Andy Warhol.

Le indagini hanno permesso persino di individuare i laboratori in cui venivano realizzati i falsi, a Lucca e a Pistoia, oltre alla rete di commercializzazione estesa tra Italia, Francia, Spagna e Belgio.

Fino a Mestre

È questo il filo rosso che porta fino a Mestre e all’M9: tre le mostre che avrebbero esposto falsi, tra cui anche quella del Veneziano, per cui è già stato accertato che gli organizzatori non sarebbero stati a conoscenza dell’origine fraudolenta dei pezzi (sono invece ancora in corso le indagini sull’esposizione allestita a Cortona, in provincia di Arezzo).

La gestione del museo mestrino ha preferito non commentare l’accaduto. Già nel corso delle settimane in cui Banksy occupava le sale di via Poerio, d’altronde, le polemiche non erano mancate, con accuse anche pesanti sulla scelta di unire opere partorite dall’artista misterioso ad altre che sarebbero state solo parte dello stesso contesto culturale, senza però specificare adeguatamente la distinzione.

E questo senza citare le contestazioni che riguardavano la mostra in sé, giudicata da alcuni colpevole di stravolgere la natura stessa della street art, che per definizione dovrebbe essere effimera e “site specific”, ovvero vincolata al luogo della sua realizzazione.

L’inchiesta pisana ha permesso di individuare, presso una casa d’aste, tre opere false di Kandinsky, Klee e Mondrian, in vendita a quattromila euro ciascuna, quando quelle degli stessi artisti vengono normalmente battute nelle aste internazionali per decine di milioni di euro. I sequestri realizzati all’estero, infine, hanno permesso di individuare altri tre laboratori di falsari e mille opere di imitazione di arte contemporanea, con oltre 450 certificati di autenticità e 50 timbri tutti falsi

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