Fallimento Enerambiente Due tribunali “contro”

MARGHERA. Il Tribunale di Venezia, in camera di consiglio, ha deciso di sollevare il conflitto di competenza davanti alla Corte di Cassazione per la vicenda Enerambiente. I giudici romani dovranno...
Una immagine dell'emergenza rifiuti in provincia di Napoli scattata oggi, 16 dicembre 2010, nel comune di Casavatore alle porte di Napoli . Uno sciopero dei 450 lavoratori prima inquadrati da Enerambiente ha fatto saltare questa notte la raccolta in diversi quartieri di Napoli. I lavoratori di Enerambiente, trasferiti a due nuove societa' di Genova che hanno vinto l' appalto per la raccolata dei rifiuti non hanno ancora percepito le spettanze arretrate di novembre ed hanno indetto uno sciopero. Nel quartiere collinare del Vomero ed in diverse zone del centro, cosi', i sacchetti di rifiuti hanno ripreso ad accumularsi. ANSA /PRIMA PAGINA
Una immagine dell'emergenza rifiuti in provincia di Napoli scattata oggi, 16 dicembre 2010, nel comune di Casavatore alle porte di Napoli . Uno sciopero dei 450 lavoratori prima inquadrati da Enerambiente ha fatto saltare questa notte la raccolta in diversi quartieri di Napoli. I lavoratori di Enerambiente, trasferiti a due nuove societa' di Genova che hanno vinto l' appalto per la raccolata dei rifiuti non hanno ancora percepito le spettanze arretrate di novembre ed hanno indetto uno sciopero. Nel quartiere collinare del Vomero ed in diverse zone del centro, cosi', i sacchetti di rifiuti hanno ripreso ad accumularsi. ANSA /PRIMA PAGINA

MARGHERA. Il Tribunale di Venezia, in camera di consiglio, ha deciso di sollevare il conflitto di competenza davanti alla Corte di Cassazione per la vicenda Enerambiente. I giudici romani dovranno sciogliere i nodi provocati dalla decisione del Tribunale di Napoli, che una settimana fa ha decretato il fallimento della società dell’imprenditore veneziano Stefano Gavioli, mentre i colleghi veneziani avevano avviato da alcuni mesi la procedura del concordato preventivo e stavano decidendo se revocarla o meno. La decisione dei giudici napoletani è arrivata dopo che in due occasioni diverse, lo scorso anno e all’inizio del 2012, si erano dichiarati incompetenti a decidere, inviando il fascicolo a Venezia.La Cassazione, quindi, dovrà dire se tocca ai magistrati lagunari o a quelli partenopei deliberare su «Enerambiente», società che per anni ha avuto sede a Malcontenta e che poi Gavioli aveva deciso di trasferire a Napoli, visto che proprio in Campania aveva ottenuto gli appalti per raccogliere e smaltire rifiuti. Inizialmente i magistrati napoletani avevano deciso che toccava ai veneziani occuparsene, poi evidentemente hanno cambiato idea. Nel frattempo, nei confronti di Gavioli, i suoi più stretti collaboratori, i suoi avvocati e i suoi commercialisti, prima la Procura di Napoli poi quella di Catanzaro ha aperto indagini che hanno portato ad arresti e a pesanti accuse. Anche sulla base di questo, infine, la Procura partenopea ha avanzato istanza di fallimento che alla fine di febbraio il Tribunale di quella città ha accolto.

Nel frattempo, però, il Tribunale di Venezia aveva preso in considerazione la richiesta avanzata dall’avvocato Giancarlo Tonetto per conto di Gavioli del concordato preventivo proprio per evitare il fallimento. Era stata aperta la procedura ed era stato nominato il commissario, la commercialista veneziana Federica Candiotto. Che nella prima relazione consegnata ai giudici, comunque, aveva posto degli interrogativi sull’avanzamento della procedura e i giudici, in questi giorni, avrebbero dovuto decidere se revocarla o meno. Nel frattempo nella cancelleria del Tribunale lagunare erano arrivate istanze di fallimento per Enerambiente.

Intanto, il Consiglio dell’ordine degli avvocati di Venezia ha revocato la sospensione dalla professione al legale Giancarlo Tonetto, il quale era stato sospeso in seguito all’indagine della Procura di Catanzaro che lo accusa di associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale e che era stato messo agli arresti domiciliari. Alcune settimane fa è stato liberato perché i termini della custodia cautelare (tre mesi) erano scaduti e il Consiglio dell’ordine ha revocato la sospensione.

Giorgio Cecchetti

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