«Fabio, un tragico destino» Gli amici del Cai sotto choc

Fabio Favaretto in due recenti immagini che lo ritraggono mentre scala le «sue» montagne
«Uno scalatore molto esperto e profondo conoscitore della montagna. La morte di Fabio è una grande perdita per il nostro movimento». Il presidente triveneto del Cai ricorda così Fabio Favaretto, il 52enne mestrino deceduto domenica sulla Guglia Gei nelle Piccole Dolomiti vicentine durante una scalata, colpito alla testa da un masso. Emilio Bertan lo conosceva bene e ricorda: «Ha sempre collaborato con noi. Era persona prudente e rispettosa dell'ambiente. Era stato aiuto istruttore. Siamo tutti scossi, sotto choc. Una morte scritta forse nel suo destino».
Il tam tam sulla tragedia di Favaretto è stato immediato. Già domenica sera la notizia era arrivata ai vertici del Cai nazionale, e si era sparsa tra gli amici. La salma è stata ricomposta nell'obitorio dell'Ospedale di Valdagno, dove è ancora a disposizione dell'Autorità giudiziaria. La moglie Annalisa, dalla quale era separato, ieri ha tentato di avere notizie, ma non c'è stato ancora il via libera per trasferire a Mestre il corpo di Favaretto: «Con la sorella di Fabio stiamo seguendo le pratiche del caso». I funerali verranno comunque celebrati domani (ore 10,30) nella chiesa di Carpenedo, quartiere dove lui era nato e cresciuto. Ieri, intanto, il vice capo stazione del Soccorso Alpino, Paolo Dani, si è recato sul luogo dell'incidente per una ulteriore ispezione e per recuperare le attrezzature rimaste sul posto. Pare infatti che a colpire Favaretto in testa, sfondandogli il caschetto protettivo, sia stato un pezzo di roccia grosso come un grande mattone per l'edilizia, parte della colonna alta un metro e con base di 50 centimetri, staccatasi e frantumatasi sopra di lui durante la caduta. Sotto choc anche i colleghi di lavoro alla Direzione Edilizia Abitativa della Regione. «Se penso che venerdì mi aveva parlato con tanto entusiasmo di questa esperienza, non riesco a credere che ora non ci sia più - racconta il direttore Marco Bellinello - Non ci manca solo il collega, ma la persona. Per rispetto non abbiamo toccato i suoi fascicoli di lavoro. Era persona riservata, ma esternava le sue passioni per la montagna, la bici e l'Inter. Un mese fa era stato ingessato dopo una caduta in bici sui binari del tram a Mestre, era appena tornato alle scalate». E un pensiero è stato fatto anche dal vicepresidente della Regione, Marino Zorzato. «Sono vicino alla famiglia e ai colleghi in questo momento di grande dolore».
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