Fa fallire l’azienda l’imprenditore nega «Errori di gestione»

R.d.r.

salzano

Il sessantenne Ignazio Oliviero, siciliano d’origine trapiantato da 35 anni in Veneto, davanti al giudice per le indagini preliminari Alessandro Gualtieri - che lo ha fatto arrestare, come richiesto dal pm Stefano Buccini, con l’accusa di bancarotta fraudolenta per un milione di euro - ha negato con forza ogni responsabilità dolosa e ha chiesto di essere interrogato dal pubblico ministero.

Ieri, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, Olivieri - difeso dall’avvocato Marco Tiffi - fino al 2019 amministratore di “Luce Italiana” (l’azienda nel campo dell’illuminazione che aveva fondato nel 2009, con sede prima a Salzano e recentemente a Trebaseleghe, dichiarata fallita un anno fa da Tribunale di Venezia) ha sostenuto di non sapere nulla delle fatture per acquisto di 414 mila euro di macchinari che per l’accusa sarebbero fittizie, come pure dei 97 mila euro per l’acquisto di 70 mila litri di carburante contestati dalla Procura sulla base delle indagini della Guardia di Finanza, che ha rilevato anche distrazioni di beni. Oliviero ha ammesso solo errori di gestione e, comunque, ha detto di non avere più nulla a che fare con l’azienda dal 2019, quando l’ha lasciata e alla guida della società si sono succedute due amministratrici, D.G. e D.D., indagate in concorso, ma per le quali non è stata richiesta alcuna misura cautelare. Per i finanzieri e la Procura, si tratterebbe di teste di legno e a dirigere le sorti dell’azienda sarebbe stato sempre Oliviero. Che però nega.

L’avvocato Tiffi ha chiesto per lui la libertà o, in subordine, gli arresti domiciliari. Il gip Gualtieri attende il parere della Procura per decidere se scarcerare l’uomo. —



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