Ex vigilante con un kalashnikov condannato a due anni e 8 mesi

La pena a Stefano Letizia, arrestato a settembre 2015, comprende pure la ricettazione di due auto La Procura contesta a lui e al complice Corradin due colpi e cerca collegamenti con rapine milionarie

Due anni e 8 mesi di reclusione, più 2600 euro di multa: a tanto, ieri, la giudice per le udienze preliminari Marta Paccagnella ha condannato con rito abbreviato il sinora incensurato Stefano Letizia, ex guardia giurata, in carcere da settembre quando venne trovato in possesso di un micidiale kalashnikov: «Ho sempre desiderato averne uno e me lo sono comprato», l’unica giustificazione data nel corso del processo, senza aggiungere nulla sul venditore. Per lui, la pubblico ministero Lucia D’Alessandro aveva chiesto una condanna a 4 anni, ma la giudice ha ridotto la pena, pur mantenendo la custodia in carcere: Letizia è stato condannato anche per la ricettazione di due potenti auto - una Mercedes e un’Alfa Romeo Giulietta - che invece l’avvocato difensore Mauro Serpico ha sempre sostenuto essere nella totale disponibilità di Nicola Corradin, pregiudicato che venne arrestato insieme a Letizia dalla Mobile, con la collaborazione dello Sco.

L’arresto dei due risale al 21 settembre, quando agenti della Squadra mobile della questura di Venezia, con la collaborazione dei colleghi dello Sco (il Servizio centrale operativo della direzione anticrimine) fecero irruzione in un capannone di via Pascoli, a Quarto d’Altino, dove erano stati trovati 10 chili di marjuana mentre altri 5 chili più un etto di cocaina erano stati trovati in un garage nella disponibilità di Corradin, residente a Chirignago. Sempre in quel blitz vennero trovate anche tre pistole, di cui due con matricola abrasa, che i due arrestati avevano cercato di far sparire gettandole tra i rovi, tanto che gli agenti avevano dovuto mettere mano alla falciatrice per recuperare le armi.

A cosa servivano quelle armi? A commettere rapine, secondo l’accusa. Al momento, sono solo due “piccoli” colpi quelli contestati dalla Procura: una rapina del 17 febbraio ai danni di una guardia giurata di guardia al pagamento delle Ztl per i pullman turistici e una il 15 agosto al Terminal Actv di Fusina. Ma c’è un’indagine ben più ampia in corso, che vede i due complici indagati con decine di altre persone nell’ambito di un’inchiesta per associazione per delinquere, che punta a dare un nome e volto a una banda di spregiudicati rapinatori.

L’inchiesta sta ora cercando se vi siano collegamenti con colpi ben più importanti: la presenza del kalashnikov rimanda alla memoria all’incredibile colpo che fruttò un milione e 280 mila euro di bottino a tre spavaldi rapinatori che presero d’assalto una barca Civis in rio della Scomenzera, a piazzale Roma, fuggendo poi in barchino. Stessa spavalderia usata per l’assalto ad un portavalori in viale Ancona, nel gennaio del 2009, con un bottino di 800 mila euro.

Roberta De Rossi

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