Ex Tms, causa milionaria alla nuova gestione

San Donà. I quattro figli dell’ex proprietario sono stati licenziati. «Non c’era il rapporto di fiducia»
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' DI PIAVE - LA DITTA KRIOS (EX TMS)
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' DI PIAVE - LA DITTA KRIOS (EX TMS)

Ex Tms Spinazzè, dopo fallimento e cambio della proprietà la situazione nell’azienda di via Circogno non si è ancora normalizzata. E sono iniziate anche le indagini della Procura sulla gestione finanziaria dopo che è intervenuto il fallimento. La guardia di finanza di San Donà sta passando al setaccio tutti i conti e gli atti compiuti dalla precedente società, che aveva continuato a lavorare in esercizio provvisorio per alcuni anni prima dell’acquisizione all’asta da parte della famiglia Cibin, che ha cinque aziende leader nel settore della refrigerazione. Intanto, i quattro figli dell’ex titolare, i quali erano ancora al lavoro in azienda, sono stati licenziati dalla nuova proprietà e adesso si preparano a una causa milionaria per arretrati e Tfr relativi a compensi che sostengono di avere maturati in realtà da prima che subentrasse la nuova società.

Una situazione che vede la nuova proprietà, che si è aggiudicata all’asta l’azienda per circa mezzo milione di euro, cercare di ripartire anche con un nuovo nome, Krios, ma sempre tra l’incudine e il martello. La prima causa di lavoro di uno dei figli, per circa 300 mila euro, è già arrivata. Adesso toccheranno le altre tre. I coniugi Ennio Cibin e Sara Secchi, rappresentanti del nuovo gruppo industriale, hanno impresso una forte accelerazione all’azienda che opera nella lavorazione del metallo e componenti per elettrodomestici a livello mondiale, con clienti come Mitsubishi e Miele. Ma la forte tensione e le cause annunciate o già iniziate rischiano di dissuaderli e costringerli a rinunciare.

I 30 dipendenti ancora attivi avanzano il 55 per cento degli stipendi e del Tfr di un anno con la ex Tms, e sono preoccupati: «Noi crediamo molto in questa proprietà e vorremmo avere ciò che ci spetta, ma soprattutto continuare a lavorare. Abbiamo subito e sopportato di tutto, adesso finalmente intravediamo un futuro, ma non vorremmo che riportassero i libri in tribunale visto quanto stanno sopportando».

«Siamo entrati in azienda da pochi mesi», spiegano i coniugi Cibin, «i quattro figli, di fatto allora gestori, sono stati licenziati perché era impossibile continuare nel rapporto di lavoro con reciproca fiducia. La riposta è stata una causa in cui avanzano pretese enormi, complessivamente per oltre un milione».

Giovanni Cagnassi

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