Ex mala del Brenta in carcere per droga

DOLO. Traffico di sostanze stupefacenti, eseguite due ordinanze di custodia cautelari.
In manette è finito Danilo Biasioli, 67 anni, storico appartenente alla banda Maniero, mentre Renzo De Lazzari, 59 anni, ha l’obbligo della firma nella caserma dei carabinieri. Secondo l’accusa i due sarebbero i trafficanti che hanno ceduto due etti di cocaina a una coppia di sardi arrestati a febbraio, sempre dalla polizia, a Zero Branco.
Al gruppo che Biasioli cercava di ricostruire in Riviera per trafficare in cocaina, i poliziotti della Squadra Mobile sono arrivati durante un’altra indagine che li ha visti impegnati in mezzo Veneto.
Durante alcune intercettazioni la polizia intuisce che il gruppo voleva importare dal Sudamerica mezzo quintale di cocaina, sfruttando la lunga permanenza in Brasile di uno del gruppo. Il progetto è, poi, sfumato per motivi logistici ed organizzativi della banda, e per l’arresto di uno del gruppo, il giorno prima dell’importazione. I banditi, molto abili nell’eludere i controlli, usavano solo cabine telefoniche per chiamarsi e pianificare le cessioni, persino il sagrato di una chiesa ed il parcheggio di un ristorante, di due piccoli centri della provincia. Inoltre, in occasione di un servizio di pedinamento, in cui due degli indagati avevano appena acquistato un significativo quantitativo di cocaina, i trafficanti si sono dati alla fuga con una spericolata manovra, ponendo in pericolo la vita degli agenti che li inseguivano, disfacendosi tanto del carico di droga, quanto di una pistola.
Gli svariati acquirenti della sostanza stupefacente erano italiani e lo smercio della cocaina avveniva all’interno delle stesse abitazioni degli spacciatori. Ieri mattina, oltre alle due ordinanze i poliziotti hanno anche eseguito cinque perquisizioni a casa di altrettanti indagati.
Danilo Biasioli, è stato un componente attivo della Mafia del Brenta. Lui ha iniziato con i furti e quando finisce nel gruppo di Maniero, continua per un po’ a fare questo. Poi arriva il traffico, più remunerativo, della droga. A inizio anni Ottanta in Riviera c’è un rapporto di un tossicodipendente ogni 418 abitanti. Ha rimediato una condanna a sette anni per 416 bis, associazione per delinquere di stampo mafioso, nel processo Rialto, quello che i giudici veneziani hanno celebrato grazie alle dichiarazioni di Felice Maniero, nella sua veste di collaboratore di giustizia. Biasioli, all’epoca ufficialmente faceva il macellaio. Felice Maniero racconta ai giudici che la casa di Biasioli, all’epoca viveva a Lova, è stata la base logistica per la rapina al caveau dell’aeroporto Marco Polo: la banda è partita da lì ed è ritornata in quella casa dopo il colpo per fondere ben cento chili d'oro nel crogiolo predisposto in giardino. Era il 1 dicembre del 1983. Biasioli venne pagato con 10 milioni di vecchie lire. (c.m.)
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia