Ex Magistrato alle Acque, è paralisi

Mai fatto il decreto che trasferiva le competenze. I dipendenti chiedono un incontro al sindaco. Interrogazione di Casson
Di Alberto Vitucci

VENEZIA. Cancellato con un tratto di penna. Da quasi due anni, il glorioso Magistrato alle Acque, orgoglio della Repubblica veneta per il controllo delle acque della laguna, non esiste più. Lo ha abolito il governo Renzi, nel giugno del 2014, sull’onda dello scandalo Mose. Anni di omessi controlli e in qualche caso di connivenza con gli interessi del controllato. Due presidenti (Patrizio Cuccioletta e Maria Giovanna Piva) arrestati. Da allora la situazione è bloccata.

I poteri del Magistrato alle Acque sono stati trasferiti al Provveditorato alle Opere pubbliche e in parte dovevano essere affidati alla nuova Città metropolitana. Ma il decreto che doveva essere emanato entro il 31 marzo 2015 non è mai arrivato. E la confusione è massima. Chi controlla la laguna? Che fine faranno i dipendenti dello storico istituto? Chi metterà le risorse per farlo funzionare?

Situazione che ha messo in subbuglio anche i dipendenti dell’ex Magistrato, organo periferico del ministero delle infrastrutture. Dopo una tesa assemblea, i sindacati hanno deciso di chiedere un incontro urgente al sindaco Luigi Brugnaro e ai tre commissari che governano il Consorzio Venezia Nuova dopo gli arresti di due anni fa, Luigi Magistro, Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola. E di chiedere assicurazioni al governo. Da due anni si parla di poteri trasferiti al Comune e alla Città metropolitana, ma null ancora è successo. Dovrebbero passare all’ex Provincia ad esempio i compiti di polizia lagunare e di manutenzione, l’anti inquinamento. Lo Stato, o una nuova Agenzia di cui si parla da mesi, dovrebbe mantenere il controllo del sistema Mose. Resterebbe al Provveditorato la riscossione delle concessioni demaniali sulla pesca e sui posti barca.

Insomma, una paralisi. Invece di migliorare i controlli, com’era forse l’intendimento della riforma, si è arrivati al blocco. E tutto questo in una fase cruciale, con il Mose in dirittura d’arrivo e il problema aperto della sua gestione e della manutenzione. L’emergenza bricole, che per la mancanza di fondi da anni non vengono sostituite e ora sono giunte a migliaia al capolinea. E i nuovi poteri che reclamano spazio, come la Città metropolitana. Il senatore del Pd Felice Casson ha presentato una memoria («Atto di sindacato ispettivo») al ministro delle infrastrutture Graziano Del Rio. Denunciando la situazione di «immobilismo decisionale» che riguarda la salvaguardia di Venezia». «Da due anni il Magistrato alle Acque è stato abolito», scrive, «e non vi è nessun atto che stabilisca il passaggio del personale alla Città metropolitana e i finanziamenti necessari al proseguimento delle attività istituzionali. Da quattro anni è stato firmato il decreto Clini Passera sul divieto di passaggio delle grandi navi in laguna, e ancora la situazione va avanti come prima. Continua l’occupazione abusiva delle valli da pesca in laguna e nulla succede. Non si decide nulla e il numero di soggetti che decidono è aumentato con la Città metropolitana. Altro che semplificazione delle competenze, come predicava il decreto».

Una situazione complicata. Che preoccupa anche i dirigenti dell’(ex) Magistrato alle Acque. Il presidente Roberto Daniele, in scadenza, la sua vice Cinzia Zincone, responsabile amministrativa dell’Istituto e l’ingegnere Fabio Riva, dell’Ufficio Salvaguardia hanno chiesto lumi al ministero. Nei prossimi giorni l’incontro con il sindaco Brugnaro.

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