Evasione fiscale per 600 mila euro lavanderia cinese chiusa dalla Finanza

Fatture false per 900 mila euro e un’evasione calcolata di seicentomila. Scatta il sequestro per una lavanderia industriale di Musile, gestita fino a poco tempo fa da cinesi. I controlli incrociati dei finanzieri hanno evidenziato i collegamenti con altre imprese sparse nel Veneto che garantivano la fatturazione falsa, pur operando in settori differenti che nulla avevano a che fare con la ragione sociale. Le indagini sono ancora in corso per svelare altri collegamenti. La Guardia di Finanza di San Donà ha intanto eseguito il decreto di sequestro preventivo emesso dall’autorità giudiziaria di Venezia nei confronti del legale rappresentante, di nazionalità cinese, di una società che opera nel settore delle lavanderie industriali insediata nel territorio di Musile.
L’imprenditore è ora indagato per il reato di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Il provvedimento di sequestro è seguito alle indagini di polizia giudiziaria e la verifica fiscale condotta nei confronti dell’impresa interessata nel territorio di Musile che nel frattempo è stata chiusa. La verifica si è focalizzata sui conti correnti, immobili e quote societarie per un valore complessivo di circa 600 mila euro, corrispondente all’ammontare delle imposte risultate evase. L’impresa oggetto della verifica dei militari della Guardia di Finanza, in particolare, ha evidenziato nella propria contabilità i costi complessivi per circa 900 mila euro, tutti documentati da fatture emesse da altre tre ditte individuali, anche queste riconducibili a imprenditori di nazionalità cinese e sparse nel Veneto. Imprese che risultavano gestite da un ulteriore connazionale che era alla testa del gruppo. Le fatture in questione erano state emesse per cessioni di migliaia di lenzuola, federe, teli bagno, asciugamani, coprimacchia e tovaglioli, nonché per prestazioni di lavoro di lavanderia e stireria.
Anche se in realtà, le imprese sparse nel Veneto avevano una ragione sociale e operavano in settori completamente differenti rispetto ai prodotti per i quali risultavano le fatture. Gli accertamenti dei finanzieri sono stati svolti attraverso controlli incrociati, analisi contabili e riscontri bancari. Le fiamme gialle di San Donà hanno accertato che le operazioni fatturate, in realtà, erano del tutto fittizie e funzionali all’abbattimento dell’imponibile della società verificata, che nel frattempo è stata già ceduta. I finanzieri hanno quindi denunciato all’autorità giudiziaria in tutto cinque imprenditori cinesi, tra i quali, oltre al rappresentante legale della società verificata inizialmente, anche l’amministratore reale che coordinava i titolari delle tre imprese che poi hanno emesso le fatture false per 900 mila euro. —
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