«Estorsione, sei anni per Manca»

La richiesta del pm. Appello dell’imputato: «Ora basta, ho pagato abbastanza»
VENEZIA. Il suo è un nome storico della malavita veneziana: Giampaolo Manca ha già trascorso 36 dei sui sessant’anni anni in carcere, condannato (tra l’altro) come complice di Felice Maniero nell’omicidio dei fratelli Rizzi.


Ieri, il pubblico ministero Giovanni Zorzi ha chiesto ai giudici del Tribunale di Venezia (presidente Savina Caruso, giudici a latere Michela Rizzi e Andrea Battistuzzi) di condannare Manca ad altri 6 anni di reclusione, con l’accusa di estorsione, che l’ha già riportato in cella. L’udienza è stata rinviata al 14 luglio, per la sentenza.


«Presidente: sono stato un disgraziato, ho pagato, ma ora non lo sono più, sono un altro uomo», ha detto Manca, a fine udienza, «però sono stanco di persone che mi accusano per cose che non ho fatto...basta... ho terrore di questo processo come fosse un ergastolo. Spero, presidente, che guarderete al processo e non ai miei precedenti».


Per il pubblico ministero Giovanni Zorzi, al contrario, non c’è dubbio che nell’autunno del 2010 sia stato lui, insieme a tre complici, ad avvicinare Roberto Laggia - un lidense ex croupier e allora titolare di una vetreria di Murano (la “Nuova Venezia srl”) - mostrandogli due proiettili e dicendogli che se non gli avrebbe consegnato migliaia di euro quelle pallottole sarebbero state per lui, il figlio o il padre. La Procura è forte della testimonianza anche di Alessandro Duse, pregiudicato che si è auto accusato di aver fatto parte del gruppo e ha fatto i nomi dei complici, ora indagati in un’inchiesta in corso.


Manca ha sempre negato di aver minacciato Laggia, sostenendo di avergli solo chiesto la restituzione di una parte di un prestito di centinaia di milioni (in lire), che gli avrebbe fatto prima di una condanna ventennale. «Se fosse stata davvero un’estorsione sarebbe finita lì, in quell’episodio?», ha detto l’avvocato Beltrame nel corso della sua arringa difensiva, contestando l’accusa come basata solo su voci, «Mi ha detto: “Mi sarei mai fermato lì? Se avessi voluto gli avrei fatto tagliare le orecchie e le mani”». Per il pubblico ministero della Distrettuale antimafia, Giovanni Zorzi, la ricostruzione è univoca e i precedenti di Manca rendevano concreta la minaccia di estorsione. Il 14 luglio la sentenza.
(r.d.r.)


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