«Essere vigili contro l’illegalità»
“Bloody Money”, l’inchiesta di un gruppo di giornalisti di Fanpage sui collegamenti tra camorra, politica e imprenditoria per lo smaltimento dei rifiuti, ha toccato anche Porto Marghera.
Se n’è parlato nelle scorse settimane e riparlato ieri, al Centro Sociale Rivolta, con il reporter Antonio Musella e Gianfranco Bettin. «L’indagine nasce dalla collaborazione con Nunzio Perrella, ex boss della camorra, ora pentito, tra gli inventori delle “ecomafie”. Per lui è stato sufficiente fingere di essere “tornato nell’ambiente”: immediatamente il suo telefono ha iniziato a squillare. Erano i faccendieri che gli proponevano affari. Uno anche a Porto Marghera. Intermediaria Maria Grazia Canuto, la cosiddetta “dama di mezzo”, collegamento tra politica, imprenditoria e camorra. In ballo, un accordo da 2,8 milioni di euro: soldi sporchi».
Numeroso il pubblico in sala, a cui il giornalista si è rivolto: «Non dobbiamo accontentarci dei progetti scintillanti di riqualificazione del territorio. Come cittadini dobbiamo essere vigili». «Lo smaltimento illegale dei rifiuti non è appannaggio del sud, come molti raccontano», dice Bettin. «È stato il nord a “esportarlo”. Brugnaro ha eliminato l’osservatorio ecomafie e il parco della laguna, organismo di controllo. Le tre principali fonti di affare di Venezia hanno a che fare con l’illegalità: la salvaguardia e le bonifiche (con lo scandalo Mose) e buona parte del turismo (con la vicenda del Tronchetto e la presenza di un’associazione criminale collegata a Cosa Nostra. Un altro problema riguarda gli enti locali, non solo per la corruzione. Quando vogliono intervenire, infatti, vengono estromessi: non possono vigilare». (l.b.)
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