Esplosione alla “Ilcev” cinque mesi al titolare
CAVARZERE. Alla “Ilcev” di Cavarzere stavano utilizzando i bidoni che in precedenza contenevano solventi chimici pericolosi per stoccare staffe metalliche da utilizzare per realizzare armature nel capannone.
Il 26 giugno di sei anni fa avevano aperto uno dei contenitori con una macchina al plasma, che aveva fatto esplodere le sostanze chimiche: il bidone era schizzato in aria, quindi era precipitato a terra colpendo in faccia un dipendente che stava lavorando. F.S., 33 anni di Cavarzere, aveva riportato fratture facciali e craniche con lesioni superiori giudicate guaribili in più di 40 giorni.
Sul banco degli imputati sono finiti Alfio Redi, 48 anni di Rovigo, titolare della dittaper la quale lavorava l’operaio rimasto gravemente ferito, e Roberto Pilotto, 44 anni di Adria, dipendente della «Ilcev»: ieri, il giudice monocratico del Tribunale di Venezia ha condannato il primo a cinque mesi di reclusione, mentre il secondo ha patteggiato una pena di due mesi, sostituita dal pagamento di una multa di 15 mila euro. I due dovevano rispondere di lesioni colpose e, stando alle accuse, il primo, in qualità di datore di lavoro di F.S., non avrebbe messo a sua disposizione contenitori idonei per le staffe metallliche, costringendo l’operaio ad utilizzare i bidoni dell’«Ilcev». Inoltre, avrebbe omesso di valutare il rischio di esplosione nel momento in cui gli operatori utilizzavano una macchina che rilasciava scintille, quelle che avrebbero innescato i residui di solvente organico contenuto nel bidone. Infine, non avrebbe fornito l’adeguata preparazione ai suoi dipendenti per quanto riguarda l’utilizzo e l’apertura di quei bidoni.
Pilotto, invece, è colui che ha manovrato la macchina per l’apertura del bidone e che ha materialmente provocato, con quell’azione, l’esplosione del solvente contenuto nel bidone. Non avrebbe valutato la pericolosità della sua azione, in particolare l’altissimo rischio di esplosione. F.S. era accanto al contenitore da 200 litri, che è esploso non appena i gas rilasciati dai diluenti che in precedenza c’erano dentro sono entrati in contatto con le scintille rilasciate dalla macchina che tagliava il coperchio.
Giorgio Cecchetti
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia