Eroina tagliata con l’ammoniaca in 6 patteggiano, 4 a processo

Sul banco degli imputati sono finiti undici tunisini e un italiano con l’accusa di gestire una rete di spaccio di eroina e cocaina con centinaia di clienti, capace di piazzare ogni settimana da mezzo chilo a un chilo e mezzo solo di eroina, con guadagni di svariate decine di migliaia di euro.
Il blitz era scattato a inizio marzo dello scorso anno. E ora, davanti al giudice Alberto Scaramuzza, in sei hanno concordato di patteggiare, un imputato ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato, in quattro sono stati rinviati a giudizio, mentre uno resta irreperibile. L’udienza, tenuto conto del numero degli imputati e del fatto che alcuni di loro sono già in carcere, si è svolta in aula bunker a Mestre.
A trovare un accordo sulla pena con la Procura veneziana, rappresentata dalla pubblico ministero Francesca Crupi, sono stati Youssef Tohmi, 22 anni, che ha patteggiato 4 anni e 1 mese; Abid Abdelkarim, 38 anni (2 anni e 6 mesi); Ali Essid, 39 anni, domiciliato a Mogliano (3 anni); Yahya Maiti, 26 anni di Mirano (4 anni e 10 mesi); Simone Rasi, 41 anni di Dolo (1 anno e 11 mesi); Ahmed Triki, 41 anni (3 anni e 8 mesi).
Ha chiesto e ottenuto di essere giudicato con rito abbreviato (che consente all’imputato di beneficiare, in caso di condanna, di uno sconto di un terzo della pena) Karim Kriffi, 30 anni: è stato condannato a 1 anno e 4 mesi. Dovranno affrontare il processo, che si aprirà il 12 luglio, Ammar Bouagga , 35 anni, Najib El Mahjoubi, 33 anni, Sami Rabbej, 29 anni residente a Quarto d’Altino, e Souffien Saad, 29 anni. Non si hanno notizie di Kais Saad, 41 anni, ufficialmente residente a Stra.
Le indagini da parte dei carabinieri della Compagnia di Mestre erano scattate dopo che, il 7 settembre 2014 in via Brunacci a Marghera, il tunisino Amidi Aymen era stato trovato agonizzante con uno stiletto in un occhio. Il giovane era morto due mesi dopo. In manette finì Saad Souffien. Le indagini portarono alla luce che l’omicidio maturò per un regolamento di conti tra pusher. Gli accertamenti da parte dell’Arma erano proseguiti nei mesi successivi fino ad arrivare all’emissione delle dodici misure cautelari da parte del gip a conclusione dell’operazione “Return 2”. Era stato così smantellato, grazie ad indagini tradizionali, pedinamenti e intercettazioni telefoniche, un gruppo di spacciatori che aveva come piazza l’area di Marghera, in particolare via Fratelli Bandiera, piazza Emmer, via Brunacci, l’area industriale e commerciale fra la Nave de Vero e Malcontenta. Molti gli acquirenti italiani, anche da fuori provincia, che ignoravano di acquistare stupefacente di “infima qualità”, tagliato con ammoniaca e mattone grattato.
Nella rete gestita da tunisini era coinvolto un solo italiano: Simone Rasi, che faceva la spola in auto tra Padova e Mestre per recapitare le partite di stupefacenti ai nordafricani che poi si occupavano della distribuzione al dettaglio delle sostanze stupefacenti.
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