«Erminio Ferretto, chi sarà mai?»

Il contributo di Mestre alla lotta contro il nazifascismo è storia. Molti partigiani mestrini sono morti nella guerra di Liberazione, tanti anche nelle ultime ore del conflitto. La piazza principale della città è dedicata a uno di loro, forse al partigiano più famoso: Erminio Ferretto. Ma ci sono altri nomi da ricordare: da Giovanni Felisati a Bruno Slongo. Mestre, Favaro, Carpenedo e molti altri centri della terraferma hanno dedicato a loro vie e piazze. Soltanto Mestre ne ha ventuno, se aggiungiamo le varie frazioni della terraferma arriviamo a una quarantina di strade intitolate a partigiani. Ma quanti cittadini sanno davvero a chi è intitolata la via in cui risiedono? L’abbiamo chiesto ad alcuni residenti del quartiere San Paolo, dove si intersecano le vie Camuffo, Nao e Marcon.
Alcuni giovani ammettono di non conoscere nessuno dei tre partigiani e di non sapere proprio nulla di cosa i tre avevano fatto in vita. Anche Maria, una signora sulla cinquantina ammette di non sapere chi fosse Bruno Nao al quale è dedicata la via nella quale abita da sempre. Molto più informato Gianfranco Rosteghini, che alla domanda risponde con grande precisione raccontando la storia di Bruno Nao, Egidio Marcon e Sergio Camuffo: «Erano tre partigiani. Il pomeriggio del 28 aprile 1945 sul Terraglio dettero l’assalto a villa Salus, dove era asserragliato un corpo di SS. Durante gli scontri Marcon fu ucciso con altri partigiani tra i quali Bruno Nao e Bruno Slongo».
A Slongo Mestre ha dedicato una via del centro, quella che da piazza Ferretto porta al piazzale Candiani. «Camuffo, invece», conclude Rosteghini «faceva parte della brigata garibaldina Ferretto e morì presso forte Manin che era uno dei depositi di esplosivi minati dai tedeschi. Credo fosse in via Orlanda, dove ci sono ancora le caserme dismesse».
Il signor Franco si affaccia al balcone e conferma di sapere che Nao era un combattente antifascista, ma si limita a dire che sa che in quella zona diverse vie sono dedicate a partigiani. Più schietto Aldo Rebeschini: «Sinceramente non so chi fosse Marcon, eppure abito qui da molti anni. Dovrebbero scrivere sulle indicazioni toponomastiche chi erano, così anche noi possiamo imparare qualcosa. Forse i nostri padri lo sapevano, noi possiamo anche non sapere».
Per strada alcuni extracomunitari che abitano nella zona: difficile che loro sappiano qualcosa sulla storia della città e sulla guerra antifascista. Per questo, proprio per tramandare la memoria, l’Anpi di Mestre con la sua presidente Rosanna Zanetti e col partigiano Mario Bonifacio hanno proposto che dal prossimo anno in occasione del 25 aprile si sottolinei con un segno – basta una coccarda tricolore – la strada intitolata a un partigiano caduto nella guerra di Liberazione.
L’Anpi vorrebbe anche che venisse onorata la memoria di Lorenzo Collorio, il partigiano “Aldo”, combattente con Ferretto, morto alcuni mesi fa. Giusto per non dimenticare, per passare il testimone da una generazione che per la legge del tempo sta scomparendo a un’altra che si affaccia oggi alla storia.
Certo il segnale forte è quella piazza nel cuore della città intitolata a uno degli eroi della resistenza veneta: Erminio Ferretto, detto “Venezian”, combattente in Spagna, condannato al confino, comandante partigiano, tradito da un delatore e trucidato a meno di trent’anni con alcuni compagni in una stalla a Bonisiolo di Mogliano. Anche su di lui non tutti hanno le idee chiare.
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