Eraclea, l'accusa a Teso: l’elezione del 2007 fu finanziata dal clan per ottenere poi i lavori

ERACLEA. Graziano Teso, già sindaco e ora vice di Eraclea, continua a ripeterlo: non ha nessuna intenzione di dimettersi e vuol andare avanti. «Quel che è accaduto», dice a chi gli domanda come possa la giunta andare avanti in questa situazione, «è esterno al Comune. E io sono estraneo ai fatti».
La squadra mobile e la finanza, la procura di Venezia e il giudice che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare la pensano però in modo diverso. Secondo il giudice infatti Teso, indagato ma non raggiunto di misure restrittive, avrebbe «concluso un accordo in forza del quale il sodalizio mafioso gli forniva sostegno economico ed elettorale nella competizione amministrativa del 2007 per la sua rielezione a sindaco (sostegno risultato decisivo per la sua rielezione a sindaco) dando in cambio un concreto apporto all’associazione mafiosa: attraverso i lavori conferiti dal Comune di Eraclea; attraverso l’adozione di atti amministrativi di favore comportanti, come quelli in materia urbanistica, un diretto vantaggio per le società controllate dal sodalizio; infine attraverso forme di pressione nei confronti di imprenditori terzi per favorire ancora una volta le società controllate dall’associazione mafiosa».
Nel 2007 la vittoria di Teso alle elezioni venne salutata da Graziano Poles così: «Il sindaco è tornato nostro». L’impegno di Teso, a favore del gruppo di Donadio riguardò soprattutto la ricerca di acquirenti per l’Hotel Victory, la cui proprietà era di Poles e di Donadio. Il tentativo di venderlo, per un prezzo di 6,5 milioni di euro, vide il sindaco impegnato su più fronti, e in particolare con il gruppo americano, rappresentato dall’avvocato Bruno Barel, che aveva intenzione di investire su Valle Ossi. «Non sfugge certamente che l’invito ad acquistare l’hotel Victory», scrive il giudice nell’ordinanza, «aveva una ben maggiore incisività presso l’avvocato Barel provenendo da quello stesso sindaco Teso che aveva in potere di approvare oppure contrastare la realizzazione dell’insediamento a Valle Ossi». Nel proporre poi l’albergo ad altri due imprenditori, Teso, secondo l’accusa, «avrebbe subordinato alcune concessioni o autorizzazioni comunali riferite a terreni cui i due imprenditori erano interessati all’acquisto dell’albergo».
In una intercettazione si legge: «Il terreno lo vuole fabbricabile? Bene, e allora fabbricabile consiste anche a prendersi cura di quell’osso là, capito?».
Sempre secondo gli investigatori Donadio e i suoi avrebbero anche sostenuto parte delle spese elettorali di Teso dandogli, anche dopo l’elezione, duemila euro per l’organizzazione di una festa del suo partito, Forza Italia. —
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