È nato a Mestre il mega telescopio ottico

L’ingegnere Gianpietro Marchiori di Chirignago è il presidente di Eie Group srl, eccellenza nel panorama industriale veneto
Il rendering dell'Extremely Large Telescope, che sarà costruito sulle Ande
Il rendering dell'Extremely Large Telescope, che sarà costruito sulle Ande

VENEZIA. Tre giorni fa l’ingegnere veneziano Gianpietro Marchiori era nel deserto cileno di Atacama a 3 mila metri d’altezza sulle Ande, a fianco della presidente Michelle Bachelet per la posa della prima pietra del più grande telescopio ottico mai progettato al mondo, l’Elt (Extremely Large Telescope) dell’Osservatorio Europeo Australe (Eso). La sua azienda ha progettato e costruirà in consorzio con altre aziende italiane l’Elt con uno specchio da record di 39 metri di diametro e la capacità di scoprire pianeti lontanissimi del sistema solare, viaggiando all’indietro nel tempo, fino a 13,5 miliardi di anni fa, quando il “big bang” diede origine all’universo che conosciamo.

Nato all’ospedale di Mirano, cresciuto a Chirignago e laureato all’università di Padova, Gianpietro Marchiori è il fondatore e presidente in carica di Eie Group srl, una società di ingegneria, vera eccellenza nel panorama industriale italiano, unica azienda al mondo nei settori dell’astronomia, dell’astrofisica e della “Big science” in grado di progettare e realizzare telescopi terrestri e spaziali e radiotelescopi sempre più grandi. Un settore molto particolare in continua evoluzione e con commesse di lavoro miliardarie pagate da un numero di nazioni crescente che fanno a gara per arrivare per primi su Marte o scoprire i misteri dell’universo.

L'ingegner Giampietro Marchiori
L'ingegner Giampietro Marchiori

Ingegnere, come si può spiegare il grande interesse e l’enormità delle risorse economiche che mobilità la ricerca astronomica e astrofisica?

«Da quando esiste, l’uomo ha alzato sempre lo sguardo per osservare i puntini luminosi che brillano in cielo e a farsi domande. L’osservazione astronomica è stata la prima scienza dell’umanità alla ricerca di se stessa. Così per capire come è nato l’universo, la sua composizione, le sue influenze sulla terra e il nostro futuro questa scienza ha sviluppato sempre più le sue conoscenze grazie ai progressi tecnologici realizzati dal cannocchiale di Galileo in poi. Oggi siamo in grado di osservare lo spazio fino alle sue origini, progettando e realizzando strumentazioni così complesse che hanno bisogno di computer in giorno di gestire in un giorno la mole di dati che Google gestisce in un anno».

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E quali ricadute ci sono, se ci sono, per il resto del tessuto economico di un territorio come il nostro?

«Le ricadute sono eccezionali, in Italia abbiamo una cinquantina tra aziende ed istituti scientifici che lavorano nella nostra filiera. In Veneto, in particolare, abbiamo una ventina di piccole e medie aziende che si sono specializzate in vari campi legati ai nostri progetti, dalle opere di fondazione dei telescopi e radiotelescopi terrestri, ai materiali utilizzati per costruirli come le fibre di carbonio, l’impiantistica elettrica, la meccanica che ha sostituito i vecchi ingranaggi con motori lineari magnetici che permettono la rotazione dei telescopi al millesimo e lo sviluppo di software.

Cosa significa per voi l’innovazione tanto decantata ma spesso difficile da trovare nel nostro territorio? 

«Se c’è un esempio ottimale di sinergia innovativa al mondo questo è l’astronomia. L’Italia ha cominciato a collaborare con l’Eso negli anni ’80 e da allora continua a partecipare con investimenti importanti insieme alle altre nazioni europee. Questo è stato possibile con il dialogo costante fra il modo dell’industria italiana e quello delle università con ottimi risultati che ci portano a dire che l’astronomia è forse l’unico esempio al mondo di una riuscita collaborazione tra scuola e aziende».

Si aspettava che la sua Eie sarebbe arrivata così lontano?

«L’Eie è nata quasi per caso, lavoravo come ingegnere in un’azienda di Marghera e un giorno, nel 1986 sono stato chiamato da un amico dell’Ansaldo che mi ha proposto di partecipare a una gara internazionale per realizzare un osservatorio astronomico. L’ho fatto e ci siamo aggiudicati il progetto. Tre anni dopo ho deciso di mettermi in proprio e ho fondato l’Eie, avviando le prime collaborazioni con Ansaldo e Alcatel. Da allora abbiamo continuato a sviluppare la nostra creatività e il nostro know how con altre collaborazioni che ci hanno portato a realizzare telescopi e radiotelescopi in tutto il mondo».

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