È morto Larry Lovett, mecenate in laguna

VENEZIA. Per oltre vent’anni, come fosse l’ambasciatore americano in laguna, è stato omaggiato, ha ricevuto principi e magnati a Palazzo Sernagiotto e, soprattutto, ha importato e fatto germogliare in laguna un nuovo e moderno concetto di salvaguardia, insegnando cosa fosse il fund raising.
Prima con Save Venice, e poi alla presidenza di Venetian Heritage, Lawrence Lovett, Larry per tutti, ha tenuto alto il nome di Venezia nel mondo riuscendo a far convergere sulla città cifre favolose grazie alla quali è stato possibile restaurare chiese e palazzi, dipinti e argenti.
Larry Lovett è morto ieri all’età di 87 anni, nella sua residenza di Montecarlo dove si era ritrato da qualche anno e cioè da quando vivere a Venezia era diventato per lui troppo faticoso. Per sua volontà, il corpo è stato cremato e non sarà celebrato alcun funerale. Gli amici veneziani lo ricorderanno tra qualche settimana con un concerto in uno dei luoghi a lui più cari.
«Era un vero signore, un vero gentiluomo, sempre paziente, sempre curioso - lo ricorda il direttore di Venetian Heritage Toto Bergamo Rossi - era solito ripetere che bisogna sempre restituire quello che si riceve, come ad esempio la cultura, che per Lovett doveva essere accessibili a tutti. Il suo insegnamento resta una lezione».
Larry Lovett, uomo immensamente ricco di Jacksonville, si era innamorato di Venezia negli anni Settanta, quando era stato nominato chairman del Metropolitan Opera Lincoln Center di New York. Fu lì, nel tempio mondiale della musica, che Lovett perfeziò la sua vocazione di mecenate e la sua attitudine naturale a mettere insieme le persone che contano per nobili cause. Venezia fu una di queste.
Arrivato in laguna, acquistò al volo Palazzo Sernagiotto che con la sua terrazza in volta di Canal Grande divenne il salotto del jet set internazionale. Nel 1998, dopo l’improvvisa diaspora del Save Venice, insieme a Maria Teresa Rubin de Cervin Albrizzi, fondò Venetian Heritage, di cui era presidente onorario. (m.pi.)
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