È morto Giampaolo Pighin l’architetto che amava Mestre

Si è tolto la vita nella sua abitazione di Zelarino, ha lasciato un biglietto per spiegare il gesto Dopo la scomparsa della moglie Paola, era caduto in depressione. Ieri il tragico epilogo
MESTRE 12/06/2003 VIA PALAZZO MUNICIPIO CONFERENZA STAMPA "SI AMO MESTRE" (C) BERTOLIN M. richiesto da IANNUZZI via palazzo municipio conferenza stampa
MESTRE 12/06/2003 VIA PALAZZO MUNICIPIO CONFERENZA STAMPA "SI AMO MESTRE" (C) BERTOLIN M. richiesto da IANNUZZI via palazzo municipio conferenza stampa

Il noto architetto e imprenditore del settore immobiliare Giampaolo Pighin, 62 anni, con studio in via Fratelli Rondina - dietro Piazza Ferretto - si è tolto la vita ieri pomeriggio sparandosi un colpo di pistola nella sua abitazione di Zelarino. Mestre perde uno dei personaggi che hanno animato il dibattito politico, nell’ultimo decennio, sui grandi temi della città.

Un personaggio con il quale si poteva non essere d’accordo, ma di sicuro faceva riflettere. Il gesto estremo trova la sua spiegazione sullo stato di depressione in cui era caduto dopo la morte della moglie Paola, in nome della quale aveva creato una fondazione con lo scopo di aiutare chi non si poteva permettere certe cure mediche. Sull’accaduto indagano gli agenti del commissariato di Mestre.

Dopo la morte della moglie, per diversi mesi, l’architetto Pighin aveva lasciato il ruolo pubblico. La perdita della compagna di una vita lo aveva segnato più di quanto anche i più stretti parenti potevano immaginare. Poi una parte di sé aveva iniziato a reagire. E rieccolo ad affrontare, pubblicamente, quei temi che gli erano stati cari nell’ultimo decennio: dalla separazione tra Mestre e Venezia alla scala della Torre. Ma chi gli stava accanto ha sempre percepito che Pighin non aveva più lo spirito che lo aveva animato nel passato.

Ieri, come tutte le domeniche si è recato a pranzo dai parenti della moglie. Un’abitudine consolidata nel tempo e a cui mancava ben poche volte. Dopo pranzo, a un certo punto, ha detto ai parenti di non sentirsi troppo bene e che preferiva tornarsene a casa nella sua abitazione di via Elicona a Zelarino. È stata l’ultima volta che qualcuno lo ha visto vivo.

Intorno alle 17.30 i parenti lo hanno cercato al telefono per sapere come stava.

Ma al telefono lui non ha risposto. Dopo aver insistito diverse volte i parenti sono andati a cercarlo a casa. E una volta entrati hanno avuto la conferma dei loro timori. Lo hanno trovato disteso sul letto della sua camera ucciso con un colpo di pistola. Accanto al corpo, l’arma usata per farla finita. Sul comodino il biglietto con la spiegazione del gesto. Poi gli inutili soccorsi dei sanitari del Suem e l’intervento della polizia per i rilievi di rito.

Nel biglietto la spiegazione con quelle frasi che spesso ripeteva da quando, poco più di un anno fa, era morta la moglie Paola Colombera.

Quelle frasi che ha ripetuto anche poche settimane fa ad alcuni amici: «Quando mi rendo conto di essere di peso, tolgo il disturbo». E in particolare a un amico più caro aveva confidato che proprio per questo si stava facendo il porto d’armi. Una frase che ora assume un significato tragico, ma che allora l’amico esorcizzò invitandolo nuovamente a una cena con gli amici di sempre.

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