E la questione-Penzo finisce nel Guardian

Inviato del prestigioso giornale inglese riporta lo sfogo di Korablin e racconta una partita malinconica
INTERPRESS/TAGLIAPIETRA. 03.11.2013. CALCIO. UNIONE VENEZIA-REGGIANA.
INTERPRESS/TAGLIAPIETRA. 03.11.2013. CALCIO. UNIONE VENEZIA-REGGIANA.

LONDRA. «I guai del Venezia rischiano di ridurre il calcio veneziano in un ricordo del passato in una città ricca di storia». Con questo titolo l’annosa questione dello stadio di calcio in terraferma finisce addirittura in Gran Bretagna, più precisamente sulla pagina d’apertura del sito internet del Guardian, uno dei quotidiani più prestigiosi e autorevoli al mondo. Il giornalista Jonathan Wilson presente al Penzo in occasione della partita di domenica scorsa contro la FeralpiSalò descrive l’atmosfera di uno stadio con «non più di cento ultras, i cui tentativi di adempiere al proprio dovere di tifosi sventolando quattro bandiere è allo stesso tempo sconfortante e ammirevole» e con soli 18 tifosi ospiti. Il Guardian riporta le parole del presidente Yuri Korablin contro il Comune nel post-partita della prima sconfitta casalinga («Sono molto dispiaciuto che non si sia trovato l’accordo sullo stadio a Tessera. I tifosi e probabilmente il 90% della gente vuole il nuovo stadio, ma chi dovrebbe decidere è forse troppo indaffarato a pensare alle prossime elezioni») e quelle del vicesindaco Sandro Simionato («Siamo in Italia, dobbiamo rispettare i tempi e le leggi italiane»). Il giornale britannico non manca di spiegare il ruolo dell’Enac che gestisce l’aeroporto di Tessera. La descrizione del Penzo, tuttavia, è desolante. «È il secondo stadio più vecchio d’Italia (dopo il Ferraris di Genova, ndr), e si vede – scrive il Guardian. – Guardando il lato opposto alla tribuna principale, che grazie a Dio ha un tetto che ancora funziona, non è immediatamente chiaro dove finisca il recinto fatiscente dello stadio e dove inizi il convento del ‘500». «In un’altra giornata si potrebbe trovare nel Penzo un fascino decadente – continua l’articolo – ma sotto la pioggia battente è solo un posto umido e grigio». Neppure lo spettacolo sul campo è dei migliori. Anche se lo fosse, «l’idea di Korablin che i turisti includano una partita di calcio nella propria vacanza verrebbe probabilmente mandata all’aria dalla difficoltà di comprare un biglietto senza un documento di identificazione». «Quando Korablin subentrò alla guida del club – conclude il Guardian – Zamparini gli disse: “A Venezia non si può fare calcio”. Il russo potrebbe essere sul punto di scoprire che Zamparini aveva ragione. Per il momento, il calcio a Venezia rischia di diventare un reperto del passato tanto quanto il resto della città, e certamente non il più bello esteticamente».

Riccardo Patrian

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