Donna al bar in bikini, scoppia la polemica

CAORLE. Una donna entra in un bar del lungomare in costume da bagno e le viene chiesto di indossare una maglia: lei protesta e se ne va polemizzando e a Caorle si apre il “vaso di Pandora”. La questione segnalata sui social dalla donna che mentre passeggiava sul lungomare di Caorle, si è fermata per consumare una bibita in un bar con indosso solamente il costume da bagno, è stata una vera occasione per i caorlotti di esprimere la loro fervida contrarietà a questa usanza di alcuni turisti ma anche residenti di girovagare per le piazze, le strade, nei locali e nei ristoranti, a volte anche nei luoghi di culto, in costume, cioè seminudi.
Una vera e propria “piaga” a detta di molti residenti, che se in qualche locale viene tollerata, magari a denti stretti, in altri non è più ammessa.
A dar ragione alle lamentele di chi ha usato, come capro espiatoria, la polemica della signora per dar voce all’ormai raggiunta intollerabilità della questione, è anche il regolamento comunale in materia di Polizia Urbana che come primo punto indica proprio il “divieto per i bagnanti di mostrarti in costume da bagno fuori dalla zona della spiaggia”. Non solo, suddetto regolamento, redatto dal sindaco, indica anche il “divieto di indossare sulla spiaggia e gli stabilimenti balneari costumi da bagno troppo succinti tra cui il così detto slip” e ancora, vieta di “percorrere o attraversare la diga lungomare e le altre vie del centro abitato in costume da bagno e di percorrere le vie del capoluogo in abiti che possono offendere la pubblica decenza”.
Insomma, nel lamentarsi pubblicamente, la donna non solo ha mosso un vespaio rimasto sino ad oggi nel cassetto della sopportazione, ma ha pure rischiato di essere sanzionata.
Ma se in tanti non rispettano questa semplice regola di decoro forse è perché non sempre viene segnalata e penalizzata creando nel turista l’idea che “in una città di mare vivere in costume è usanza del luogo e per questo concessa”. «Se a volte lasciamo correre», spiegano alcuni esercenti del centro storico, «è solamente per evitare polemiche. Spesso, infatti, di fronte alla richiesta di indossare un copricostume, qualcuno si è offeso e se n’è andato in malo modo».
Persino il parroco da qualche anno ha dovuto correre ai ripari posizionando all’ingresso del Duomo e del Santuario una cesta piena di foulard per chi si apprestava ad entrare in chiesa in costume, o quasi. E ora i commercianti e i cittadini hanno lanciato, ai bagnanti, la prova del nove: «Che ne direste se vi servissimo al tavolo, al negozio o in qualsiasi altro luogo pubblico, in costume da bagno?». (g.can.)
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