Distrutte le intercettazioni dell’ex boss Antonio Pandolfo
STRA. È stata ordinata dal gip Giuliana Galasso del Tribunale di Venezia, dopo 20 anni, la distruzione delle intercettazioni a carico dell’ex boss della mafia del Brenta Antonio “Marietto” Pandolfo, originario di Stra, che sta scontando la pena nel carcere di massima sicurezza di Sulmona (L’Aquila), dove dovrà restare fino al 2022.
Pandolfo – considerato storicamente l’ex braccio destro del capo della mafia del Brenta Felice Maniero – è stato condannato per diversi omicidi e rapine. È in carcere dal 1996.
Le intercettazioni si riferivano non solo al periodo in cui Pandolfo era latitante, ma anche a quello in cui era già in carcere.
L’ex boss ha sempre considerato queste intercettazioni come una vera e propria persecuzione giudiziaria. Si tratta di ore e ore di dialoghi fatti non solo da Pandolfo ma anche da persone che parlavano di lui e dei suoi traffici ed operazioni. La distruzione delle intercettazioni fatte dalle forze dell’ordine negli anni Novanta apre – secondo Alessandro Menegazzo, l’avvocato difensore di Antonio “Marietto” Pandolfo – nuove prospettive giudiziarie. «Questa decisione del giudice», spiega Menegazzo, «è una boccata d’ossigeno nei confronti di una situazione giudiziaria , quella del mio assistito, che a differenza di altri ex boss della mafia del Brenta si è sempre contraddistinta per l’assenza degli strumenti legati alla legge sui pentiti, per la mancanza di qualsiasi sconto di pena e per l’assenza finora della concessione di qualsiasi permesso di uscita dal carcere. Questa nuova fase che si apre con la distruzione delle intercettazioni», aggiunge l’avvocato, «ci permetterà di organizzare delle richieste precise alle autorità competenti nell’attuale fase in cui tutti i processi sono conclusi, e si è solo all’esecuzione della pena».(a.ab.))
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