«Diserbanti nell’azienda agricola verde»

I Comitati: interi campi bruciati accanto alla Laguna. I proprietari: pratica lecita e consigliata 

MIRA. Massicce dosi di diserbante su 52 ettari di coltura a ridosso della laguna: sono stati completamente disseccati. Questa l’accusa del comitato Opzione Zero che attacca l’azienda agricola Sant’Ilario che gestisce i terreni fra Giare e Dogaletto.

Il Comitato contesta all’azienda il fatto di definirsi “di agricoltura sostenibile” cioè di quelle che non fanno uso massivo di agenti chimici.

«Maltempo? Parassiti?», si chiede il presidente di Opzione Zero, Mattia Donadel, «Macché, tutti gli indirizzi portano in direzione di un diserbante chimico probabilmente, il temibile erbicida che spesso viene ritrovato nel cibo che mangiamo e nell’acqua che beviamo. Ci chiediamo: è forse sostenibile usare la chimica in modo così massivo in un’area tutelata dal Palav, a due passi dalla Laguna di Venezia, una delle zone umide più importanti d’Europa, classificata come zona di protezione speciale, nonché tutelata dall’Unesco? Dove andranno a finire queste sostanze disperse nel suolo? E quale è il motivo?».

«Stiamo studiando la Società Agricola Sant’Ilario che detiene la Valle Miana Serraglia e anche i 460 ettari dove si voleva costruire il Polo Logistico», dice Donadel, «Le antenne le abbiamo drizzate quando i comitati di Este e di Monselice ci hanno avvisato che questa società fa parte del gruppo Finam di Angelo Mandato, una holding di numerose società attive nel campo dei trattamento e smaltimento rifiuti, dell’agroindustria e nel business delle cosiddette biomasse».

Dall’azienda arriva una risposta alle accuse: «È una pratica che non solo è consentita dal protocollo regionale, ma è addirittura consigliata, perché l’operazione permette di fare un unico diserbo all’inizio, prevenendone l’eventuale uso pre e post emergenza, che ne richiederebbero al contrario una quantità maggiore». (a.ab.)

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