Dieci libri liturgici restituiti alla lettura

VENEZIA. Anche i libri invecchiano e abbisognano di cure. Così mani esperte hanno restituito alla città lagunare una decina di antichi e pregiati libri liturgici. I volumi, di rarità bibliografica,...

VENEZIA. Anche i libri invecchiano e abbisognano di cure. Così mani esperte hanno restituito alla città lagunare una decina di antichi e pregiati libri liturgici. I volumi, di rarità bibliografica, appartengono all’archivio storico del Patriarcato di Venezia e provengono dai fondi librari delle antiche parrocchie di San Raffaele arcangelo e di Santa Maria del Giglio.

Grande soddisfazione è stata espressa dal direttore don Diego Sartorelli. Il sacerdote ha spiegato: «Le opere erano destinate a scomparire, ricoverate com’erano da lungo tempo». I volumi, manoscritti o a stampa, presentano grandi formati che variano dai 40 ai 60 centimetri. Venivano utilizzati nelle celebrazioni liturgiche. Sono antifonari, graduali, messali. Redatti o stampati su pergamena o su carta sono sovente arricchiti da capilettera miniati di notevole fattura artistica. Don Diego ha aggiunto: «Di particolare bellezza sono importanti per il loro contenuto, la rilegatura a tavole lignee, la testimonianza storica. Sfogliandoli si ridà vita ad un antico mondo». Non solo teologico e pastorale, anche amministrativo, giuridico, culturale. Il direttore ha concluso: «Nei nostri depositi e in giro per le parrocchie ne riscopriamo continuamente. Centinaia sono le opere che attendono cure mirate». I volumi sono depositati nell’Archivio diocesano che da vent’anni ha sede in un’ala del terzo piano del complesso di Sant’Apollonia. L’istituto, aperto al pubblico, aderisce al servizio bibliotecario nazionale tramite il polo coordinato dalla Biblioteca Marciana. Dispone di un patrimonio documentario che raccoglie oltre 9.000 libri. Lorena Dal Poz, responsabile dell’ufficio Sovrintendenza beni librari della direzione beni culturali della Regione, e Caroline De Stefani, consulente regionale per il restauro librario, hanno individuato i volumi più ammalati. Poi Eleonora Abate di Trento ha diretto il restauro.

Nadia De Lazzari

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