Di nuovo confiscati gli immobili restituiti all’immobiliare

I magistrati d’appello del giudizio di prevenzione avevano dato torto alla Procura accogliendo il ricorso del difensore, l’avvocato Matteo Garbisi, e avevano fatto decadere la confisca degli immobili...

I magistrati d’appello del giudizio di prevenzione avevano dato torto alla Procura accogliendo il ricorso del difensore, l’avvocato Matteo Garbisi, e avevano fatto decadere la confisca degli immobili al civico 145 di via Piave, affermando che non appartenevano a Keke Pan (nella foto), l’imprenditore cinese condannato a cinque anni e mezzo per numerosi reati e al quale sono stati sequestrati tutti gli immobili, bensì all’Immobiliare Parco di Mestre. La Corte d’assise d’appello presieduta dal giudice Daniela Perdibon, quella che ha condannato il “re di via Piave”, la madre e lo zio, ha ribaltato questa decisione e ha fatto nuovamente scattare la confisca per i cinque appartamenti e i tre garage sotterranei, sostenendo che in realtà facevano già parte dell’impero immobiliare di Keke Pan.

«Pan stava acquistando gli appartamenti della Parco, dando anticipi e ogni mese pagava cinquemila euro e alcune somme una tantum come pagamento dilazionato del prezzo di vendita», aveva raccontato la moglie del cinese, la veneziana Alessia Degnato, agli inquirenti. «Il sistema che Pan Keke usava quando prendeva gli immobili», aveva aggiunto il finanziere infiltrato nell’organizzazione del cinese e che si era guadagnato la sua fiducia, «era quello in base al quale faceva il preliminare finalizzato all’acquisto e tutte le rate che pagava mensilmente o a scadenza regolare venivano defalcate dalla somma relativa all’acquisto finale».

Stando alla Procura, per gli immobili al civico 145 di via Piave l’imprenditore cinese aveva già sborsato 400 mila euro dopo aver firmato il preliminare e stava continuando a pagare le rate, ma soprattutto aveva già preso in gestione appartamenti e garage. Di fatto ne era già entrato in possesso, visto che l’Immobiliare Piave, se avesse voluto riprenderseli, visto che il contatto definito non era ancora stato firmato, avrebbe potuto farlo tenendosi addirittura i 400 mila euro e pure gli immobili, come la legge avrebbe permesso. Invece non l’ha fatto perché - sempre secondo l’accusa- sapeva che Keke Pan avrebbe pagato fin all’ultima rata. Ora l’avvocato dell’immobiliare più chiedere un incidente di esecuzione per mettere in discussione la decisione della Corte.

Giorgio Cecchetti

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