Derivati, Comune condannato dall’Alta Corte di Londra

Il tribunale inglese ha chiesto all’amministrazione di risarcire con 170 mila sterline Banca Intesa e Dexia per le spese legali. L’assessore Zuin: «È solo il primo round»

L’Alta Corte di Londra ha condannato il Comune di Venezia a risarcire 170 mila sterline (oltre 191 mila euro) di spese legali a Banca Intesa e Dexia Spa. Ora Ca’Farsetti ha pagato: e non si tratta che della prima di una lunga lista di spese a molti zeri, che l’amministrazione ha deliberato di saldare in queste ultime settimane – tra parcelle legali, consulenze, traduzione di atti dall’inglese – determinata com’è a proseguire nel braccio di ferro che la vede contrapposta ai due colossi bancari.

Il primo round londinese – “scaramucce” procedurali preliminari, ancora lontane dal merito – è stato perso: e costa salato. Ma il Comune è deciso ad andare avanti, convinto di dover essere risarcito. Anche perché dalla sua ha un altro round, questa volta vinto: la Corte di Cassazione a Sezioni unite ha, infatti, stabilito che la contesa è di competenza della giustizia italiana e, nello specifico, del Tribunale di Venezia, dove il Comune aveva avviato per primo la causa.

Di che si parla? Di “derivati”, strumenti finanziari che tentarono centinaia di amministrazioni in Italia all’inizio degli anni Duemila per finanziare investimenti pubblici, non fosse per le spese occulte: i bassi tassi iniziali vennero agganciati a swap assicurativi legati all’andamento di alcuni titoli, che spesso si rivelarono un salasso. Nel 2002 anche il Comune di Venezia sottoscrisse contratti “derivati” con colossi come Merrill Lynch (con la quale si è chiusa una transazione) e le banche accordi per centinaia di milioni di euro. Poi ci si accorse dei rischi legati ad interessi non così favorevoli. Così nel 2007 si andò ad una complessa ristrutturazione del prestito obbligazionario Rialto, emesso nel 2002. Nello specifico stipulando con Banca Intesa e Dexia nuovi contratti. Nel giugno del 2019 la giunta Brugnaro decise di trascinare in Tribunale le due banche per inadempimento, chiedendo un risarcimento. Gli istituti replicarono citando il Comune davanti all’Alta Corte di Londra. Dalla decisione di merito siamo ancora lontanissimi, ma queste son cause che costano: Ca’ Farsetti ha preventivato 900 mia euro e sta già staccando assegni.

«Al momento siamo nella situazione nella quale le pronunce in Inghilterra riguardano aspetti procedurali e non di merito», osserva l’assessore al bilancio, Michele Zuin, «ovvero se l’attività di consulenza è separata da quella contestuale del derivato o no: ad oggi ci hanno dato torto. Nel merito si discuterà più avanti. In Italia, invece, la pronuncia della Cassazione è diversa e ci ha dato ragione sul fatto che il giudizio dev’essere fatto in Italia».

Merito lontano, dunque. Ma intanto si investe nei professionisti. Saldati i 191 mila euro di spese legali alle due banche, si va dagli “spiccioli” dei 2600 euro alla Sogest Est per tradurre gli atti da e in inglese alle ben più pesanti parcelle dello studio legale Osborne Clarke che rappresenta il Comune nella vertenza legale inglese. Lo studio ha presentato un preventivo di spesa per il proseguimento della difesa per altre 81 mila sterline, che con l’Iva diventano 110 mila euro. Che il Comune ha deciso di pagare. Poi i 14 mila euro, in due tranche, all’avvocato Carlo Isnardi per fare da tramite tra giustizia italiana e inglese. Quindi la decisione – data la complessità del contenzioso, tanto più su due fronti – di chiedere un parere legale per una complessiva valutazione dei due giudizi, valutando anche l’opportunità di cercare una soluzione conciliativa: ed ecco i 49 mila euro (39 mila di parcella più Iva) stanziati per il professore di diritto commerciale alla Facoltà di giurisprudenza di Milano, avvocato Andrea Tina, che si avvarrà anche della consulenza dei colleghi Wladimiro Troise Mangni e Francesco Rossi Dal Pozzo, docenti di diritto amministrativo e dell’Unione europea. E siamo solo ai preliminari. —



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