Denuncia per mobbing allo Spisal
Una tecnica del servizio accusa Magarotto di averla ostacolata nel lavoro

Giancarlo Magarotto
Un tecnico dello Spisal dell'Asl 12, Michela Groppo, ha presentato un ricorso per
mobbing
sostenendo che il dirigente del servizio, Giancarlo Magarotto, ed altri funzionari l'avrebbe tormentata per il suo lavoro e chiede al giudice di ordinare che cessi la persecuzione e un risarcimento di 100 mila euro.
Nel ricorso si ricorda innanzitutto le vicende giudiziarie di cui è stato protagonista il vice di Magarotto, Massimo Guidi, che ha patteggiato una pena di tre anni e otto mesi per corruzione e concussione. Inchiesta in cui era rimasto inizialmente coinvolto anche Magarotto, ma che poi è stato prosciolto. Il primo episodio riferito dalla Groppo risale al 2006: «Il 15 dicembre di quell'anno - si legge - la dottoressa Groppo denunciò al direttore di Dipartimento il comportamento del dottor Magarotto, il quale criticava violentemente le conclusioni di un procedimento ispettivo realizzato presso la fonderia Flag di Marcon, urlando in maniera concitata e avvicinandosi con fare minccioso». Nel documento si ricorda che in seguito alle segnalazioni la Procura aveva aperto un'inchiesta. Nell'ottobre 2007, la dottoressa Groppo segnalava altri comportamenti vessatori di Magarotto, che in più occasioni contestava il suo lavoro, che svolgeva soprattutto per conto della Procura della Repubblica. Sempre quell'anno la Groppo segnalava che presso un'azienda nei confronti della quale era stato avviato un procedimento relativo ad un grave infortunio sul lavoro, emergeva «che nei locali della ditta interessata si organizzava un corso di aggiornamento teorico pratico con la collaborazione dello Spisal e tra i docenti figurava Magarotto, in spregio alla normativa che lo vieta». Infine, nel 2008, Magarotto scriveva alla Procura della Repubblica, manifestando il proprio dissenso sull'operato della Groppo, che era intervenuta nei Cantieri De Poli di Pellestrina dopo due incidenti mortali. Per Magarotto, la Groppo aveva sbagliato ad individuare i responsabili dell'accaduto. Alla fine, comunque, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio dei sette indagati indicati dalla Groppo.
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