Denaro pulito con assegni clonati

Smascherata un’organizzazione dedita al riciclaggio: nei guai anche un 28enne di San Michele
Di Giovanni Monforte

SAN MICHELE. Denaro riciclato con assegni clonati: la polizia denuncia sei persone, tra cui un 28enne di San Michele al Tagliamento. Secondo gli inquirenti sarebbero dei «terminali» di una più vasta organizzazione dedita, in tutta Italia, alla falsificazione di assegni. Le indagini, condotte in sinergia dalla polizia postale e dalla Squadra mobile di Pordenone, sono scattate a inizio settembre, dopo che una 20enne di nazionalità ceca, S.K., aveva aperto un libretto postale presso lo sportello di Sacile, versandovi un assegno di 20 mila euro.

In seguito la donna, insieme a tre complici, aveva provveduto a prelevare dal libretto circa 19 mila euro, con cinque distinte operazioni. Le indagini della polizia hanno permesso però di accertare che l’assegno circolare era stato «clonato», anche se con particolare perizia. Risultava infatti identico in tutte le parti a quello originale, fatta eccezione per il nominativo del soggetto che avrebbe dovuto riscuoterlo: il titolo clonato era a nome di S.K., mentre il vero assegno, poi recuperato dalla polizia, era intestato a L.P., di Roma.

Gli accertamenti hanno dunque portato alla denuncia in stato di libertà del gruppetto. Oltre alla 20enne ceca, risultata incensurata, nei guai sono finiti F.J., 28 anni e residente a San Michele al Tagliamento, D.M. (38, di Codroipo) e B.R. (29, di Napoli), tutti pregiudicati. Dovranno rispondere dell’accusa di riciclaggio di denaro, insieme ad altre due persone in fase di identificazione: F.D. che avrebbe consegnato alla donna l’assegno clonato e P.S., l’intestatario di quattro vaglia postali per un importo di 10 mila euro eseguiti da S.K.

L’operazione condotta dalla polizia di Pordenone si inserisce in una più ampia inchiesta, condotta da diverse questure italiane, che ha permesso di smascherare delle organizzazioni dedite alla falsificazione di assegni.

Secondo quanto emerso, la rete criminosa era composta da dipendenti infedeli di istituti bancari che fornivano tutti i dati relativi ai conto correnti (dalla disponibilità di credito al numero di carnet di assegni) e da falsari che, grazie all’uso di sofisticati software e di stampanti a colori, riuscivano a riprodurre con particolare perizia i titoli. Gli assegni venivano quindi consegnati a soggetti in grado di procacciare correntisti compiacenti su tutto il territorio nazionale. All’organizzazione poi sarebbe andata la metà del ricavato, al procacciatore di correntisti spettava il 20%, il restante 30% alla persona disponibile a spendere il proprio nome per riportare all’incasso l’assegno clonato.

Durante le indagini, la polizia postale e la Mobile di Pordenone hanno effettuato una serie di perquisizioni, che hanno portato al sequestro di titoli, diverse postepay e del denaro proveniente dall’assegno clonato, e altro materiale che potrà tornare utile agli inquirenti per il prosieguo delle indagini.

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