De Michelis, i volumi della sua biblioteca nel polo umanistico dell’ateneo di Padova

Forse inseguiva l’onirica Biblioteca di Babele evocata da Jorge Luis Borges, certo dei libri è stato un cultore curioso, raffinato, estremo. Cesare De Michelis, il presidente della casa editrice Marsilio, raggiunto dalla morte a Cortina d’Ampezzo alla soglia dei 75 anni, lascia circa centomila volumi, figli legittimi di un sacerdote laico delle idee che alla letteratura ha dedicato l’intera esistenza.
«La biblioteca di una persona», scrisse sulla rivista Il Libraio «si forma nel tempo a specchio di chi la raccoglie; dapprima lentamente, un volume per volta, scelto, letto e spesso almeno un po’ amato; quindi più in fretta, mentre il desiderio si accende a qualsiasi offerta e la collezione cresce sempre più smisurata, invadendo ogni spazio e al tempo stesso smarrendo ogni ordine, fino al punto che spesso ti accorgi di aver raccolto persino un doppione». Una passione divorante – «Un autentico “furore d’aver libri”, la definizione compare nel secondo volume dell’Encyclopédie per definire la bibliomania, nel 1758», confesserà – bulimica magari, mai onnivora però.
«Ormai», rivelò tre anni fa ai lettori, «i miei scaffali sono lunghi oltre mezzo chilometro, cinque, uno sopra l’altro, sono più di cento metri, e sostengono volumi, volumetti e opuscoli, spesso accompagnati dai ritagli degli articoli che ne parlarono, da una prima effimera bibliografia; nel tempo ho provato a colmare le lacune più gravi che individuavo, ma soprattutto ci sono riuscito sui temi e gli autori che ho personalmente studiato, perché per riconoscere i libri giusti bisogna prima sapere quali sono».
Un tesoro di parole che non andrà disperso e troverà invece degna accoglienza all’università di Padova, dove De Michelis ha a lungo insegnato. Lo si apprende dal commosso messaggio di cordoglio del rettore, Rosario Rizzuto: «Con Cesare De Michelis perdiamo, oltre al letterato, decano degli editori e studioso attento e appassionato, anche un amico dell’ateneo patavino dove per anni ha insegnato letteratura italiana tanto da lasciarci in donazione nel 2015 la sua biblioteca, documentazione di altissimo valore intellettuale sulla letteratura italiana».
Così, l’eredità dell’editore “calvinista” - che scoprì Susanna Tamaro, lanciò Margaret Mazzantini e inaugurò il fortunato filone dei gialli svedesi - traslocherà da Venezia alla città del Santo, nel polo umanistico in costruzione in via Beato Pellegrino su progetto di Paolo Portoghesi; la nuova sede della facoltà di Lettere, erede del Liviano e di Palazzo Maldura, si estenderà su una superficie pari a 14 mila metri quadrati, capace di raggruppare in un’unica biblioteca quelle dislocate nei vari dipartimenti della Facoltà. È composta da oltre mezzo milione di volumi, che sono stati raccolti nell’arco di nove secoli. Non abbastanza per l’insaziabile Borges, un’esca allettante, magari, per Guglielmo da Baskerville, il dotto francescano-detective di Umberto Eco. —
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