Darsena San Felice, stangata per il Comune
La società di Sottomarina vuole 3,5 milioni di euro, il Commissario nomina due legali

La darsena di San Felice al centro di un lungo contenzioso con il comune di Chioggia
CHIOGGIA.
In arrivo una batosta milionaria per le casse comunali. La società «Porto San Felice» si è nuovamente rivolta al Consiglio di Stato per ottenere il pagamento di quanto dovuto dopo la sentenza del marzo scorso nella quale il tribunale imponeva al Comune il risarcimento del danno sopportato per aver bloccato la realizzazione della darsena: si parlava di 3,5 milioni di euro.
La sentenza del 5 marzo scorso imponeva infatti al Comune di risarcire i titolari della darsena per la perdita del finanziamento europeo, l'immobilizzazione dei capitali e il mancato guadagno. Il Consiglio di Stato prevedeva anche che entro 180 giorni fosse fatta un'offerta per il risarcimento del danno. Scaduto il termine, il 19 novembre scorso la «Porto San Felice» si è rivolta nuovamente al Consiglio di Stato per ottenere l'applicazione della sentenza. Richiesta a cui il commissario Vittorio Capocelli ha reagito incaricando gli avvocati Carmelo Papa e Simonetta De Sanctis Mangelli di Roma di proseguire nella difesa e di avvalersi eventualmente di un consulente tecnico per la formulazione del danno da risarcire. La lunga e tortuosa vicenda del porticciolo di San Felice si apre nel '95 quando la giunta Todaro propone la costituzione di una società per la realizzazione della darsena. La società (12 soci e un rappresentante dell'amministrazione) si costituisce un mese dopo. Nel novembre del '97 la giunta adotta lo strumento urbanistico e acquisisce il parere favorevole della Salvaguardia. A dicembre si insedia la nuova giunta Guarnieri. Ad aprile del '98 la società comunica di beneficiare di un finanziamento europeo di 2.3 miliardi di lire. A luglio'98 la maggioranza rinvia il piano attuativo e a giugno '99 la giunta annulla la delibera del '95 con cui si dava il via libera alla società. La società a quel punto diffida il Comune e iniziano i ricorsi al Tar. Il Tribunale amministrativo dà ragione alla società e stabilisce i danni presunti in 3.5 miliardi di lire (finanziamento Ue più capitale fermo). Seguono ricorsi in appello. La causa amministrativa si è poi intrecciata ad un processo penale aperto dopo la denuncia di un confinante che ipotizzava un abuso edilizio nella realizzazione della darsena. Procedimento che ha portato nei mesi scorsi al rinvio a giudizio del presidente della società, del progettista e del dirigente comunale che ha rilasciato le autorizzazioni. Ma non solo. A marzo, con la sentenza del Consiglio di Stato che imponeva al Comune di risarcire i danni milionari, l'allora sindaco Romano Tiozzo aveva annunciato di segnalare il caso alla Corte dei conti per verificare se esiste una responsabilità in capo ai vecchi amministratori (giunta Guarnieri ndr) che avevano bloccato il progetto della darsena malgrado i pareri contrari di dirigente e segretario generale per chiedere che concorrano al risarcimento. Qualsiasi sia la decisione della Corte dei conti l'unica cosa certa è che il Comune, e quindi la collettività, dovrà pagare un conto salato.
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