D’Antiga non è più sacerdote lo ha deciso Papa Francesco

VENEZIA
Massimiliano D’Antiga, 50 anni, non è più prete. L’ex parroco di San Zulian (tecnicamente “rettore”) che era stato accusato di aver gestito in modo anomalo i beni lasciati da alcuni parrocchiani e i cui “consiglieri” sono stati denunciati dai carabinieri come autori dei manifesti anonimi contro il patriarca è infatti stato ridotto allo stato laicale.
La sofferta decisione è stata assunta da Papa Francesco dopo un’inchiesta durata due anni. Il sacerdote, originario di Treporti, era stato interpellato dal patriarca Francesco Moraglia, dopo essere stato accusato da alcuni parrocchiani, tra cui Alessandro Tamborini, di aver malversato alcune eredità di altre parrocchiane tra cui molti appartamenti.
Quando poi il patriarca aveva deciso di applicare la riorganizzazione delle parrocchie del centro storico, sempre più vuote di fedeli, secondo lo schema pensato dal patriarca Marco Cè e avvallato dal suo successore, il patriarca Angelo Scola, don Massimiliano si era platealmente rifiutato di obbedire, lanciando accuse al patriarcato e chiamando in causa alcuni fedeli e altri amici estranei alla parrocchia.
Proprio uno di questi, però, Enrico De Giorgi, era stato denunciato dai carabinieri dopo essere stato individuato quale autore delle lettere e dei manifesti anonimi firmati “Fra Tino” in cui si accusava il patriarca e altri sacerdoti di comportamenti poco consoni all’abito. Sulla base di questi rifiuti, alcuni molto plateali, con vere e proprie dichiarazioni ai mass media, e dopo un inchiesta svolta da due giudici canonici, alla fine il caso è stato portato all’attenzione di Papa Francesco, che dopo una profonda meditazione, ha deciso di ridurre don Massimiliano allo stato di laico. Sarà sacerdote per sempre, essendo stato ordinato, ma non potrà più essere sacerdote della Chiesa.
La decisione, inappellabile, del Santo Padre, è arrivata a Venezia il 7 dicembre ed è stata comunicata alla Congregazione del Clero veneziano e a D’Antiga a mezzogiorno di venerdì 11 dicembre.
Ora però ci sarà una terza fase. «Sì, bisogna fare luce sulle situazioni predatorie che sono venute a galla», dice Alessandro Tamborini, il primo a segnalare - cinque anni fa - cosa stava succedendo, «ci sono già denunce in essere quindi bisogna andare avanti. Ci sono tante case in ballo, e mi chiedo ad esempio com’è possibile che un sacerdote abbia 18 case. La i fedeli e la Chiesa veneziana hanno avuto enormi danni».
Anche la sorella di don Massimiliano, è stata denunciata per aggressione e diffamazione, uno dei processi sarà il 16 dicembre. Il patriarcato ha emesso un comunicato che, dopo aver ripercorso minuziosamente la vicenda, si conclude con la richiesta: « Si chiede a tutti la carità della preghiera che, sola, in queste dolorose occasioni, può essere di aiuto e di conforto». —
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