Dalla Legione Brenno all’attentato sventato a Rialto Calenda lascia la Digos

Daniele Calenda, dirigente della Digos di Venezia, lascia la laguna e il Veneto dopo quasi un quarto di secolo. Dall’11 gennaio sarà in servizio alla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione. È stato nominato Direttore della Terza Divisione del Servizio per il contrasto dell’Estremismo e Terrorismo interno.
Nato a Frosinone 54 anni fa, Calenda ha iniziato la sua carriera in polizia facendo, da agente, il piantone in vari commissariati della Capitale. Quindi ha prestato servizio, sempre a Roma, alla sezione volanti. In quel periodo matura l’idea di andare alla Digos, contemporaneamente fa richiesta di essere ammesso alla scuola di polizia per funzionari. Prima dell’arrivo del trasferimento alla Digos, arriva l’ammissione alla scuola. Terminata la formazione viene spedito come commissario capo alla questura di Bolzano. E nella primavera del 1996 arriva a Venezia prima all’ufficio Gabinetto e poi alla Digos.
L’ufficio della direzione investigazioni speciali è scritto nel suo destino. Quando vi arriva da funzionario addetto sono gli anni tormentati da una forte spinta secessionista del nord, della disobbedienza fiscale e della malavita comune che intreccia affari con gruppi paramilitari che trafficano in armi con i Paesi balcanici. In questa fine del 1900 si occupa, insieme ai colleghi della Squadra Mobile, della Legione Brenno, un gruppo paramilitare che una sera, durante un controllo a Marghera, spara contro una pattuglia della Polizia di Frontiera in servizio al porto. Vengono feriti in maniera grave due agenti. Uno, Mirko Schio, da quel momento è in carrozzina. Calenda si occupa del coinvolgimento del frate veronese che il gruppo usava per procurarsi le armi nella ex Yugoslavia. Ha pure accompagnato coattivamente in Egitto un appartenente ai Fratelli Mussulmani, simpatizzante di Al Qaeda. Dopo l’esperienza da funzionario addetto e di vice capo riceve il primo incarico da Dirigente alla Digos di Vicenza. Da qui rientra a Venezia in qualità di capo della Mobile per poi andare a Verona a dirigere nuovamente la Mobile. Qui si occupa della visita di Benedetto XVI, della protezione dello svedese Lars Vilks, minacciato di morte per delle vignette satiriche su Maometto. Ma soprattutto dei rapporti stretti tra l’estrema destra e gli ambienti degli ultras. A Venezia rientra definitivamente nel 2012.
Come capo dell’ufficio può vantare l’operazione contro il gruppo di kossovari islamisti che volevano compiere un attentato a Rialto e l’aver individuato l’anarchico spagnolo responsabile dell’attentato alla sede della Lega di Treviso. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia