«Da Scola una lezione ogni giorno»

Ma tra i veneziani c'è chi dice di essersi sentito un po' tradito dal Patriarca
Il cardinale Scola (a sinistra) con Tiziano Scatto
Il cardinale Scola (a sinistra) con Tiziano Scatto
 
VENEZIA.
«Vi ho convocati per comunicarvi la decisione del Santo Padre. Sarò arcivescovo di Milano». Nella storica sala Tintoretto nel palazzo patriarcale un insolito Angelo Scola ha annunciato la sua nomina alla cattedra di Sant'Ambrogio. Stringendo le mani alle autorità e ai collaboratori, si è allontanato dai giornalisti con un: «Abbiate comprensione».
 Nessuna risposta, quindi, alle domande. Perchè qualche perplessità c'è tra i veneziani: «Dal nostro Patriarca ci sentiamo un pò traditi. Ha fatto di tutto per ritornare nella sua terra d'origine, l'arcidiocesi che oltre quarant'anni fa non l'aveva voluto ordinare sacerdote. E' stato privilegiato dalla sua amicizia con il Papa». Altri invece sostengono che si è lasciato coinvolgere da Venezia e che nel tempo il Patriarca è cambiato. Mentre apprezzamenti giungono dalle massime autorità istituzionali, in Curia si moltiplicano le testimonianze di chi gli ha voluto bene. Tra queste quella del 52enne Tiziano Scatto. Il cooperatore in basilica San Marco, nell'ufficio liturgico e cerimoniere della visita pastorale si definisce «diacono del Patriarca»: «Sono dispiaciuto ma obbediamo alle ragioni del Papa». Il diacono Scatto è rimasto accanto al presule oltre sette anni: «La mia collaborazione è iniziata subito, il 3 marzo 2002. Era il giorno della presa di possesso del patriarca Angelo. Stavo aiutando l'allora patriarca Marco Cè ad indossare i paramenti liturgici. Mi presentò così: "Puoi contare su di lui". Non so se nemmeno udì quelle parole perché c'era una grande confusione». Scatto spiega che iniziò il servizio a tempo pieno con il patriarca Angelo nel 2004 con la visita pastorale in diocesi: «Cominciai ad aiutarlo anche nella sua attività fuori casa. Lo accompagnavo alle conferenze. Gli facevo da segretario, cerimoniere, autista». Non solo. «Qualche volta lo distraevo facendolo sorridere. Sdrammatizzavo alcuni momenti difficili». Il diacono racconta che i momenti passati con Scola sono stati di crescita personale: «Mi sono legato a lui anche se è stato un impegno faticoso ma i ricordi sono bellissimi». Si sa, un Patriarca non ha orari, nemmeno Scola. «Talvolta le giornate cominciavano alle quattro. Si sapeva quando si iniziava non quando si finiva».  Il diacono aggiunge che ha sacrificato molto, famiglia, amici: «Ma non ho alcun rimpianto». Con piacere ricorda i viaggi all'estero, «in particolare quello in Terra Santa con i vescovi del Nordest per gli esercizi spirituali. Poi sono andato in Francia, in Polonia, in Serbia. Gli spostamenti avvenivano soprattutto in aereo o in auto. Io guidavo e lui sedeva accanto, rilassato. Mi parlava della sua infanzia, declamava poesie, qualche volta canticchiava. Raramente si utilizzava il treno». Del modo di lavorare del Patriarca Scatto dice: «L'ho apprezzato molto, soprattutto il modo di gestire il suo tempo e quello dei suoi collaboratori. E' persona lungimirante, colta, intelligente. Ti fa crescere. Le lezioni che ho ricevuto non le impari in nessuna università». Scatto non solo accompagnava il Patriarca, si fermava anche ad ascoltarlo: «Gliene sarò sempre grato. Talvolta confidavo le mie paure, le mie sofferenze. Mi ha sempre sostenuto». Ora il suo compito è finito e attende il nuovo patriarca: «Continuo il mio servizio in Curia ma se il patriarca Scola mi chiederà di andare a Milano lo seguirò, almeno per un breve periodo. Là ci sono tanti Tiziano ad aiutarlo». E ora? In agosto lo attendono le ferie: «Andrò in Bolivia in una casa dei salesiani per ragazzi in difficoltà».

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