Da Portogruaro alla guerra in Ucraina per combattere

La storia di Edy Ongaro, nome di battaglia “Bozambo”: «Un onore partecipare a certi ideali per il comunismo»
Edy Ongaro con la divisa in Ucraina
Edy Ongaro con la divisa in Ucraina

PORTOGRUARO. Sorpresa e sconcerto in tutta Portogruaro ha suscitato la decisione di un 38enne oggi residente ancora a Giussago, Edy Ongaro, nome di battaglia “Bozambo”, di andare in Ucraina per combattere nella regione del Donbass, teatro di una guerra civile che sta infiammando la politica internazionale. Ongaro milita nella brigata Prizrak, che crede nell’Internazionale e nella trasformazione della regione del Donbass in un nuovo Stato comunista.

Una scelta rischiosa per questo “foreign fighter” che in base alle nuove leggi su chi si trasferisce all’estero per combattere, al rientro in Italia rischia più di dieci anni di carcere. Ma questo non sembra turbare Ongaro, convinto più che mai della sua scelta. Lo ha reso noto in un’intervista rilasciata alla televisione dei combattenti di cui fa parte come guerrigliero. La brigata Prizrak combatte contro le truppe regolari del governo dell’Ucraina. Ma certo non si può definire “tenera” anche nei riguardi del presidente della Russia, Vladimir Putin.

"Bozambo" saluta con il pugno alzato
"Bozambo" saluta con il pugno alzato

Ongaro ha avuto guai, recentissimi, con la giustizia italiana. All’inizio di marzo, infatti, fu cacciato da un bar di Portogruaro, la locanda di via Mazzini, sulla Stretta, in quanto aveva preso di mira una barista, picchiandola. Non contento, se l’era presa anche con i carabinieri che erano intervenuti sul posto, picchiando uno dei militari giunti per placare gli animi. Questi fu raggiunto da un colpo, non si è mai capito se un pugno o un calcio, all’altezza dell’addome. Difeso dall’avvocato del foro di Pordenone Mattia Callegaro, Edy Ongaro è stato “graziato” dai giudici perché il suo avvocato aveva chiese e ottenne i termini a difesa. Di conseguenza era tornato libero. Lui, una volta a casa, ha preso, è proprio il caso di dirlo, armi e bagagli ed è andato a combattere in Ucraina, lontano dai carabinieri e dal processo che lo vedrà protagonista.

Nell’intervista rilasciata al canale dei combattenti, Edy Ongaro si fa chiamare con il nome di battaglia “Bozambo”. Si presenta e rivendica la sua appartenenza alla brigata. Nomina anche Giussago, definito un paesino di campagna vicino a Portogruaro. «Da due giorni finalmente ho l’onore di far parte di questo battaglione internazionalista al quale mi sento fiero di appartenere. Ringrazio i compagni e le compagne. Mi sento vicino ai poveri. In ogni parte del mondo c’è un popolo che viene calpestato».

Ongaro nell’intervista fa capire di non essere in Ucraina da molto tempo. Però si è fatto intervistare subito dal canale televisivo dei combattenti della Prizrak. «Questa reazione, questa sana ribellione ce l’hanno insegnata i nostri nonni contro il fascismo razzista e guerrafondaio. Questa resistenza, questo umano ribellarsi è giusto che ci sia. Ho trascorso tre anni a Barcellona e così ho approfondito la mia cultura sulla guerra civile spagnola. In Spagna molte persone hanno vinto combattendo per la libertà, la democrazia e la partecipazione. Vivo per me stesso. Finché ci sarà aria e sangue nel mio corpo credo che resterò qui in Ucraina. Mi sto già organizzando per avere la cittadinanza».

Ongaro si riferisce al fatto che nei territori controllati dai ribelli come lui sono state autoproclamate Repubbliche socialiste. Poi c'è il suo affondo sulla politica italiana. Lui la vede così: «Noi facciamo governi tecnici», continua nell’intervista, «l’Europa ha dimostrato che questo bellissimo progetto dell’Ue non c’è. La nazione è una, quella umana. Razzisti, fascisti, leghisti, gente che non merita la scorta. Dovrebbe essere la polizia a picchiare notte e giorno persone del genere. Ai diseredati dico: venite qua a combattere». L’intervista a Ongaro è stata accompagnata da interventi entusiastici sulla sua scelta.

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