Da Mantova arrivano le chiatte Ma c’è l’incognita di Rosolina

Il ponte ferroviario è basso e molte merci non ci passano C’è un progetto per alzarlo con una serie di martinetti «Sarà pronto a inizio 2020»

Chiatte fluviali lungo l’asta Venezia-Mantova (l’idrovia Fissero Tartaro Canal Bianco), con l’incognita del ponte ferroviario di Rosolina, che crea non poche difficoltà. L’asta fluviale è un collegamento in più per il trasporto di colli eccezionali, fino al porto di Mantova. I vantaggi competitivi del trasporto fluviale sono la sostenibilità ambientale (una chiatta equivale a 70 autoarticolati e 70 carri ferroviari), la possibilità di evitare ponti e altri ostacoli sulla rete stradale, un percorso aperto sette giorni su sette e che a Venezia ha registrato un incremento del 61,4% confrontando il periodo gennaio-settembre 2018 con l’anno precedente. Ma i volumi restano bassi, e soprattutto c’è da risolvere il nodo del ponte ferroviario di Rosolina, alto meno di 5 metri, che dà accesso al Porto di Chioggia e poi a quello di Venezia, strategico anche per tutto il Polesine. Una zona soggetta al ritmo delle maree, un passaggio invalicabile quando l’acqua sale.

Da tempo si parla di consentire una luce acqua superiore a 6,50 metri, intervento atteso da anni. «La conclusione dei lavori», assicura oggi Gian Michele Gambato, direttore generale di Sistemi territoriali, «è prevista al massimo entro il primo semestre del 2020. Siamo in attesa delle ultime autorizzazioni, poi ci sarà la fase della progettazione esecutiva. Il prossimo anno saranno appaltati i lavori, poi ci vorranno circa sei mesi per i lavori».

L’obiettivo è di concluderli entro l’inizio del 2020 ma gli operatori restano cauti, scottati dalle troppe parole di ottimismo spese da più parti negli anni passati. Per alzare il ponte il progetto prevede un intervento con i martinetti. —

F.Fur.

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