Crollo della piscina, 18 indagati, uno è di Dolo

DOlo. C’è anche il titolare di un’azienda di Arino di Dolo tra i 18 indagati dalla Procura di Trieste per il crollo del tetto della piscina “Acquamarina” di Molo Fratelli Bandiera nel capoluogo giuliano, indagati che in questi giorni hanno ricevuto l’avviso di garanzia. Si tratta di Pietro Zara, titolare della Zara Metalmeccanica srl di Arino, via dell’Industria 1, fabbrica di strutture metalliche. Due operai della Zara stavano sostituendo i bulloni del tetto della piscina triestina quando il tetto, tra scricchiolii e altri rumori, è crollato, gli operai hanno fatto in tempo a scappare. Se il collasso della struttura fosse avvenuto con la piscina piena di clienti sarebbe stata una strage.
Il collasso del tetto si era verificato lunedì 29 luglio, attorno alle 15, mentre due operai della Zara Metalmeccanica Srl stavano sostituendo i bulloni della copertura di acciaio e cemento. Bulloni corrosi dai cloruri e che, come previsto da una perizia statica del 2016, andavano tolti e cambiati. La piscina quel giorno era quindi chiusa proprio per la manutenzione. Gli addetti, non appena avevano sentito i primi scricchiolii, erano immediatamente usciti dall’edificio; così hanno fatto una ragazza che lavorava al bar, i fisioterapisti e i pazienti che si trovavano nell’ala attigua alla vasca. Tra i 18 iscritti nel registro degli indagati figura Fausto Benussi, l’ingegnere che nel ’97-’98 si era occupato del progetto strutturale e della direzione lavori della piscina per conto della Fondazione CRTrieste che all’epoca aveva finanziato l’opera nell’ambito del progetto dello Studio Berni-Varini. La società esecutrice era invece la Sacaim di Venezia.
Il pm Pietro Montrone, il magistrato della Procura di Trieste che ha aperto il fascicolo sul crollo dell’Acquamarina, nei prossimi giorni affiderà la perizia tecnica sulle cause dell’incidente a uno specialista, l’ingegner Franco Curtarello di Padova, esperto a livello nazionale di strutture in acciaio e di sicurezza nei cantieri. L’incarico sarà conferito ufficialmente martedì della prossima settimana.
Sulle cause del collasso strutturale del tetto della piscina “Acquamarina” in questi giorni si sono rincorse soltanto ipotesi: la copertura è crollata proprio mentre due operai specializzati della Zara Metalmeccanica Srl stavano sostituendo i bulloni. Non si esclude che le operazioni di smontaggio e montaggio possano in qualche modo aver generato uno squilibrio di forze sulla struttura del tetto, costruito con un reticolare in acciaio a sviluppo tridimensionale collegato a un solaio in cemento armato e con un foro centrale. Lo squilibrio potrebbe aver gravato sui bulloni rimanenti provocando sforzi superiori alla capacità di resistenza. Va detto – come riportato in una perizia statica del 2016 firmata dall’ingegner Fausto Benussi (il progettista strutturale della piscina, tra i 18 indagati) che i bulloni erano deteriorati dal cloro.
L’indagine del pm punta comunque anche sugli amministratori delle imprese coinvolte vent’anni fa nella costruzione dell’opera e, ancora, su quelle che si sono poi occupate delle manutenzioni successive, come appunto la Zara di Dolo. —
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