Crisi, Vedovato chiude quattro negozi in centro

Il titolare di otto boutique, tra le quali la storica Macelleria, deve ottimizzare la sua attività attorno a piazzetta Da Re. «L’outlet di Noventa ci danneggia»
Di Marta Artico
Foto Agenzia Candussi/ Morsego/ Mestre, piazzetta da Re/ Svendita per cessata attività da 100% Fat Free
Foto Agenzia Candussi/ Morsego/ Mestre, piazzetta da Re/ Svendita per cessata attività da 100% Fat Free

Finite le feste e l’entusiasmo natalizio, la crisi torna a farsi sentire in centro città. Le difficoltà dei negozi di calzature del “salotto mestrino” continuano: ricalcando le orme di altri nomi illustri come Pavan, a fine febbraio, terminati i ribassi, chiuderà anche Calpierre, per anni una certezza per chi amava l’eleganza. Sulle vetrine oltre agli sconti, anche la scritta “cessata attività”. In Calle del Sale, di fronte al ristorante giapponese Yux e a fianco al centro estetico cinese, al posto di un negozio di vestiti aprirà “Taiwan Bubble Tea”.

Galleria Barcella, dopo il periodo natalizio e l’apertura dei temporary shop, sta ragionando sugli spazi ancora da riempire e valutando le offerte. A stretto giro aumenteranno anche le vetrine vuote di piazza Ferretto in cui specchiarsi durante le passeggiate. Sotto i portici della piazza, da qualche tempo, sono spuntate numerose scritte che oltre ai saldi annunciano chiusura. Tutto il grande edificio che attornia piazzetta da Re, dove si trovano Kultus, Inox, 100% Fat free, finite le svendite rimarrà orfano degli storici negozi. Il tutto fa parte di un più ampio progetto, quello della famiglia Vedovato e del titolare dei negozi, Giuseppe Vedovato, che delle otto boutique ne chiuderà quattro, ottimizzando gli spazi e concentrando i marchi. Rimarrà dove si trova la storica Macelleria, aperta nel 1976.

L’altro grande negozio, Fresbee, verrà ristrutturato, rimesso a nuovo e accoglierà anche i brand e le marche delle boutique che chiudono. Tra gli altri, ad abbassare le serrande anche Indigoblue, che darà il nome al nuovo multimarca. Ottomarzo che ha chiuso in via Battisti, si sposterà a breve in piazza, a fianco a Callegaro Gioielli. Rimane al suo posto V&V, l’outlet della Macelleria in via Calle del Sale.

La parola d’ordine è ottimizzazione. Vedovato individua anche i fattori che hanno portato alla contrazione. Il primo si chiama Outlet di Noventa: «Alcune aziende che teniamo e che non terremo più, lì vengono vendute a meno della metà prezzo». È il caso di Guess, Kalvin Klein, Replay, Diesel. L’outlet, dunque, ha danneggiato i negozi di target medio alto. E poi ci sono i templi dello shopping che accerchiano Mestre, vedi alla voce Auchan, Valecenter e soprattutto Nave De Vero.

Vedovato elenca le cause: «Outlet di Noventa, una programmazione comunale urbanistica che per anni ha consentito il proliferare dei centri commerciali, la politica dei parcheggi, le targhe alterne prima, le zone a traffico limitato poi, i tabelloni luminosi che ingannano chi viene a Mestre. È stato impedito di arrivare in centro». Senza contare gli affitti. Troppo alti. E molto spesso l’indisponibilità ad abbassarli». Domanda Vedovato: «Si era detto di far pagare i parcheggi nei centri commerciali, che fine ha fatto la proposta?»

«È evidente, oramai», commenta il direttore dio Confesercenti Venezia, Maurizio Franceschi, «la storia della città e quindi di tutto quello che avviene è condizionato da questi fenomeni che si accompagnano a una continua flessione dei consumi, che non riprendono: finché i consumi andavano si distribuivano le risorse e si riusciva a sopravvivere». Prosegue: «Oggi aumenta l’offerta della grande distribuzione, l’Outlet di Noventa ha raddoppiato, adesso l’amministrazione guarda con favore anche alla nuova torre commerciale che dovrebbe nascere a fianco della Nave De Vero, è evidente che tutto questo non può che portare alla morte delle città».

Aggiunge: «I segni dell’agonia sono conclamati, i negozi rappresentano la cartina tornasole dello stato di salute della città, sano o moribondo». Conclude: «In assenza di qualsiasi progettualità a lungo termine e di rilancio, è ovvio che la città è destinata a subire i segni di sofferenza che si manifestano in modo frequente ed evidente».

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