Cresciuto sul campetto dei Salesiani Don Italo e Camuffo i suoi maestri
CHIOGGIA
Eros Seda, classe 1946, detiene un record mai battuto da nessun altro calciatore: l’aver giocato con la maglia del Clodia, del Sottomarina e dell’Union Clodiasottomarina. Come tutti i chioggiotti, lui che abitava a Santa Maria, il quartiere più meridionale del centro storico, aveva iniziato a tirare i primi calci sul campetto dei Salesiani, distante solo qualche decina di metri dalla sua casa. La mamma nel negozio, in Tombola, Eros a sfidare gli amici, allora tredicenne, con la supervisione di don Italo Fantoni, sacerdote simbolo dell’oratorio dei Salesiani. La sua squadra era l’AC Ballarin Caffè Roma, allenata da Iginio Ballarin, fratello di Aldo e Dino, periti a Superga, che pure erano nati qui calcisticamente parlando. Eros Seda giocava in porta ed era piuttosto bravino, tanto che, durante un torneo giovanile, venne adocchiato dagli osservatori del Clodia che lo portarono nelle giovanili biancoazzurre. Il portiere titolare allora era Pege, ma l’allenatore Romolo Camuffo, uno che quanto a riconoscere giovani talenti aveva l’occhio esperto, lo premiò facendogli giocare le ultime tre partite di campionato. Un trampolino di lancio di una carriera lunga quasi vent’anni. «In quel Clodia» amava ricordare Seda, come dichiarato nel libro “Quel leggendario Clodia...” «i duri della squadra erano Paolo Padoan e Giorgio Manfredi. Durante una partita feci un’uscita scomposta su un avversario nell’area piccola e loro, i duri, mi ripresero dicendomi: “zestu mato, va’ che ti lo copi”. Vinsi anche una scommessa con Ezio Bacci che mi disse che avrebbe smesso appena io avessi esordito con lui. Forse non si aspettava che succedesse così presto». Due stagioni nel Sottomarina Lido in Serie C e dopo la lunga parentesi a Venezia la chiusura con la maglia dell’Union Cs del presidente De Paolis (Promozione, 1981-82). Ma Seda, che per anni ha lavorato in banca, aveva un’altra grande passione: la pallavolo, ed esordì con la neonata Comet Chioggia, sotto l’occhio vigile del professor Francesco Criscenti. –
DANIELE ZENNARO
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