Crack Sgarlata dopo 30 anni arriva il risarcimento
MARTELLAGO. La luce in fondo al tunnel. Un tunnel lungo oltre 30 anni, quando nel 1983 migliaia di famiglie si ritrovarono prosciugate dei risparmi. Colpa del crack Luciano Sgarlata, il finanziare...
MARTELLAGO. La luce in fondo al tunnel. Un tunnel lungo oltre 30 anni, quando nel 1983 migliaia di famiglie si ritrovarono prosciugate dei risparmi. Colpa del crack Luciano Sgarlata, il finanziare specializzato nel collocare i titoli di proprietà immobiliari raccogliendo capitali superiori al valore dei beni e poi condannato per bancarotta fraudolenta. In Italia, attorno alle 20 mila persone si fidarono di lui e della sua società, la Reno e Previdenza, che dichiarò un buco da oltre 350 miliardi di vecchie lire. Nei prossimi mesi ciascuna delle famiglie truffate conoscerà quanti soldi potrà ricevere dopo anni di battaglie legali, delusioni, avvocati.
A Martellago e dintorni furono circa 200 e proprio da Martellago è partita la riscossa per riavere lo spettante, grazie al signor Giovanni, uno dei tanti truffati che non si è mai arreso. La scorsa settimana, da Roma, è arrivata la notizia tanto attesa: il giudice della seconda sezione del Tribunale Civile, Claudio Patruno, ha nominato un tecnico, a cui ne sarà affiancato uno di parte, per stabilire la cifra da assegnare a ciascun truffato. Non tutti i raggirati hanno portato avanti la causa ma solo poche centinaia in Italia, che si sono affidati ai legali Antonio Pittito di Roma e Giovanni Naso di Perugia, che ancora due anni fa citarono in giudizio il Ministero dell’Industria. «Per vincere una causa» racconta Giovanni, «devi metterti nelle mani giuste, non come abbiamo fatto all’inizio. Ma lo Stato non ci ha mai aiutati».
In questi oltre tre decenni tante cose sono cambiate; c’è chi è morto, chi ne ha fatto una malattia, chi ha visto la sua vita cambiare. «Qualcuno ci ha lasciato 10-15 milioni di vecchie lire» continua Giovanni «altri sono arrivati a 200-250 milioni di vecchie lire, cifre enormi all’epoca. La mia famiglia e altre hanno fatto rinunce, rimanemmo senza denaro e c’è chi finì sul lastrico. Oggi siamo sul punto di vedere la fine del nostro incubo, in pochi ci credevano e i nostri periti sono già al lavoro». Il 2018 potrebbe essere quello del lieto fine.
(a.rag.)
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