Crack del ristorante Galivm: Calenda torna libero, l’ex titolare Da Ros ai domiciliari

Il tribunale del Riesame ha accolto la richiesta di alleggerimento delle misura per il pordenonese, uno degli ex amministratori, e per il responsabile dell’azienda che gestiva il ristorante di Mestre 

Bruno Oliveti
L’esterno del locale Galivm a Mestre
L’esterno del locale Galivm a Mestre

È tornato in libertà il pordenonese Luca Calenda, uno degli ex amministratori dell’azienda che gestiva il ristorante Galivm di Mestre, accusato di essere responsabile del dissesto economico della società assieme a Fiore Da Ros, ex titolare del noto locale.

Il tribunale del Riesame ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Andrea Franchin, che chiedeva fosse alleggerita la misura cautelare del proprio assistito, per il quale erano stati inizialmente disposti gli arresti domiciliari. Da Ros, difeso dall’avvocato Paolo Viezzi, era invece finito in carcere e il Riesame, in seguito al ricorso, gli ha concesso i domiciliari.

Debiti con il fisco e bancarotta, due arresti al Galivm di Mestre: ai domiciliari il pordenonese Luca Calenda
L’esterno del locale Galivm a Mestre

A Calenda rimane, in questa fase del percorso giudiziario, la misura temporanea interdittiva a ricoprire cariche amministrative in società. Soddisfatto il legale del pordenonese, che preferisce non commentare «per rispetto verso il lavoro della Procura», ribadendo che ritenesse esagerata la precedente misura stabilita per Calenda.

Proseguono dunque le indagini condotte dal pubblico ministero Andrea Petroni, secondo cui i due avrebbero provocato il fallimento della Galivm Venezia srl. Il pordenonese, peraltro, era uscito dalla compagine societaria nel 2015, rimanendo tra gli amministratori sino al 2020. Secondo la Procura, all’origine del fallimento della Galivm Venezia srl, un debito accumulato nei confronti del fisco per oltre un milione di euro, per mancati versamenti delle tasse. Nel 2021, il capitale sociale risultava quasi del tutto eroso e la società (ora in liquidazione giudiziale) era stata dichiarata fallita solo nel luglio del 2024.

Da Ros e Calenda erano comparsi davanti alla gip Vitolo per l’interrogatorio preventivo, durante il quale avevano spiegato che degli aspetti fiscali della società se n’era sempre occupato il loro commercialista di fiducia. Ma per la giudice avvalersi di un professionista non esonera dalla responsabilità individuale.

Dopo il fallimento, la gestione del locale era confluita nella società Futura srl, il cui 20% secondo l’accusa era in mano alla compagna di Da Ros il quale, invece, avrebbe continuato di fatto a gestire il locale e a prendere le decisioni più importanti. Ipotesi che la difesa ha cercato di smontare, spiegando che i due si sarebbero lasciati nel luglio di quest’anno.

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