«Costrette a non lavorare» Cobas e il caso Open Service

«“Non accetteremo alcuna riduzione arbitraria di orario e cambiamento di sede per le lavoratrici della Open Service che lavorano nel settore delle pulizie al Terminal passeggeri del porto di Venezia : un comportamento aziendale che consideriamo arbitrario. Siamo prnoti a impugnare il provvedimento di fronte al tribunale competente».
A dirlo è Paolo Dorigo referente di Slai Cobas che ha deciso d’accordo con l’avvocato Emanuele Zanarello di ricorrere contro quelli che definisce “licenziamenti verbali”.
Le lavoratrici in estrema difficoltà sono due, ma il caso potrebbe riguardare altre donne che operano nello stesso settore. Da qui la preoccupazione del sindacato di base.
«L’azienda» esordisce l’avvocato Zanarello che ha preso a cuore il caso, «ci riferiscono le lavoratrici, ha fatto capire loro che al molo di Venezia non possono più lavorare perché nel loro contratto (si tratta di una stipula che sancisce un rapporto di lavoro part time di 15 ore) scatterebbero delle anzianità di fatto poco convenienti ai datori di lavoro. Per questo sono state proposte loro sedi diverse da quella in cui lavorano e anche riduzioni di orari lavoro considerate inaccettabili».
Orari e sedi di lavoro così lontane che non consentirebbero alle lavoratrici di muoversi ed arrivare con puntualità, e sostanzialmente di non guadagnare a sufficienza. «Non accettando la proposta aziendale, una lavoratrice da noi assistita, Catherine Obadiewgu, non ha più potuto lavorare da circa un mese. Di fatto un licenziamento verbale». Contro questo, il ricorso sarà fatto la prossima settimana. L’azienda rigetta al mittente ogni accusa. «Non si è trattato di alcun licenziamento mascherato» spiega con il responsabile del personale di Open Service « ma di una legittima riorganizzazione aziendale. Alle lavoratrici è stata proposta una sede più vicina a dove tra l’altro risiedono». —
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