«Così fanno pagare il conto ai lavoratori Actv. La scelta di Avm è solo un ricatto»

L’INTERVISTA
Valter Novembrini, segretario generale della Filt Cgil, che cosa significa la disdetta dell’integrativo di secondo livello da parte di Avm?
«Che l’azienda ha deciso di fare pagare il costo della pandemia ai lavoratori. La disdetta riguardano sia l’aspetto normativo, perciò si lavorerà di più, che quello economico, che intacca il salario, una buona fetta del salario dei dipendenti».
Quale sarà la reazione del sindacato?
«L’8 febbraio è previsto uno sciopero nazionale dei lavoratori del trasporto pubblico locale, è chiaro che si trasformerà anche in uno sciopero aziendale. L’1, il 2 e il 3 ci saranno le assemblee online con i lavoratori, e decideremo cosa fare».
L’azienda vuole rivedere le varie indennità, concordare un contratto di secondo livello che pesi meno sul bilancio.
«Ma questo è un ricatto. Le trattative non si fanno presentandosi con una pistola a appoggiandola sul tavolo. Per sederci al tavolo del confronto pretendiamo che l’azienda ritiri la decisione. Altrimenti non siamo disponibili al confronto. In una città normale questo è la base del confronto».
Come vi è stata comunicata la decisione?
«In un incontro online, in un modo totalmente discutibile: con la lettura di un documento da parte del direttore generale, Giovanni Seno. Dopo la lettura del documento l’incontro è finito. Non c’è stata alcuna discussione».
L’azienda dice che senza i turisti non ce la fa a far quadrare i conti.
«Ma possiamo chiarire che a questa città va garantito il trasporto pubblico anche senza la presenza dei turisti? E’ chiaro che il servizio va finanziato, ci si può mettere d’accordo su chi debba farlo e in che misura, gli enti locali o lo Stato. Ma è chiaro che non possono essere i lavoratori a finanziarlo. Se fino adesso, in questi mesi di pandemia, è stato garantito, bisogna dire grazie ai lavoratori che, senza l’assunzione degli stagionali, hanno lavorato di più e hanno scontato anche la cassa integrazione. Se hanno intenzione ancora una volta di far pagare la crisi ai lavoratori si sbagliano di grosso». —
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