«Corrado e Rindone? Come Totò e Peppino»

Ultime battute per il processo alle tangenti all’Agenzia delle Entrate di Venezia per pilotare i controlli tra il 2015 e il 2018 , che la Procura contesta a ex dirigenti, finanzieri, imprenditori: la sentenza da parte del Tribunale di Venezia, presieduto da Stefano Manduzio, è attesa per il 21 luglio.

Ieri, a chiudere il succedersi delle arringhe difensori è stato l’avvocato Fabio Crea, legale dell’allora colonnello della Finanza Vincenzo Corrado, trevigiano. Lunga quattro ore la sua arringa: il difensore dice che, sì, il finanziere aveva contatti con molti imprenditori, esibiva conoscenze e possibilità di intervenire, ma mai avrebbe fatto alcunché di illegale, né accettato compensi - in danaro o orologi di lusso - per aggiustare le contestazioni dell’Agenzia. Quanto all’episodio degli incontri con il giudice tributario Cesare Rindone - nell’ambito di un controllo alla Cattolica assicurazioni di Verona - l’avvocato ha sostenuto che si era trattato di un colloquio alla «Totò e Peppino», con l’obiettivo di far assumere un ex finanziere in difficoltà. Da parte sua, il procuratore aggiunto Stefano Ancilotto ha chiesto per l’ex finanziere una condanna a 7 anni per corruzione, traffico illecito di influenze, collusione militare, truffa e rivelazione di segreto d’ufficio. —

R.D.R.

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