Contrabbando di Rolex, quattro arresti

Giro milionario di orologi importati da Hong Kong. Ai domiciliari un militare della dogana dell’aeroporto Marco Polo



L’aeroporto Marco Polo era diventato la porta d’ingresso dove far entrare Rolex di lusso, del valore di decine di migliaia di euro, acquistati a Hong Kong. Valigie piene, centinaia di modelli per ciascun viaggio da piazzare poi nelle gioiellerie di mezza Italia. Un vero e proprio contrabbando di merce per un valore complessivo di undici milioni di euro, con tanto di evasione sistematica delle tasse doganali per due milioni di euro. Reso possibile grazie alla corsia preferenziale garantita proprio da chi è incaricato di compiere quegli stessi controlli. Un finanziere, in servizio a Tessera, che per mesi ha chiuso un occhio: sia quando i responsabili del contrabbando lasciavano l’Italia pieni di banconote; sia quando rientravano carichi di merce. In cambio, una mazzetta per ciascun passaggio.

Sono quattro le ordinanze di custodia cautelare emesse ieri dalla Procura di Venezia, eseguite dalla guardia di Finanza di Venezia dopo un’attività d’indagine iniziata a marzo scorso. Sei in totale gli indagati a vario titolo per contrabbando aggravato, corruzione, introduzione nello Stato e commercio di merce con marchio contraffatto. Si tratta di Vito Romano, 48 anni di Treviso, attualmente in carcere; il figlio Pietro, 21 anni compiuti a luglio, per cui sono scattati i domiciliari; stessa misura per Luca Silvestri, commerciante residente a Napoli e per Nicola Rosa, finanziere in servizio alla dogana dell’aeroporto di Tessera e residente a Favaro Veneto. Indagati, e non raggiunti da misure cautelare, la figlia di Romano, Giulia, e Stefano Pizzolato di Vicenza. Quest’ultimo è considerato il factotum di Vito Romano, l’uomo in grado di trovare i clienti a cui smerciare gli orologi. La figlia, invece, è indagata perché «al corrente di tutti i particolari dell’attività».

A destare il sospetto dei militari, i continui viaggi da e verso Hong Kong compiuti dall’organizzazione. il 12 aprile ad esempio, come si legge nell’ordinanza firmata dal gip Gilberto Stigliano Messuti, Rosa ha permesso ai due Romano, insieme al commerciante e a Pizzolato, di far uscire tranquillamente denaro contante senza dichiararlo. Nessun controllo nemmeno al rientro da Hong Kong, quando nelle valige erano nascosti 350 Rolex (originali, a volte con confezioni contraffatte), portati in Italia con fatture false (realizzate da una rete di società con sede a Treviso e in Austria)così da far credere di aver pagato l’Iva.

In più, con l’aggravante di corruzione di pubblico ufficiale. Rosa, nelle carte della magistratura, era disposto a rinviare un intervento chirurgico e pianificare addirittura i propri turni così da farli coincidere con i viaggi dei Romano. In cambio di tangenti da tremila euro a viaggio. Un andirivieni, con cadenza mensile, per un totale di duemila orologi da un valore economico complessivo di undici milioni di euro. Ma oltre al Marco Polo, era interessato anche lo scalo di Capodichino a Napoli e Fiumicino a Roma. Operazioni anche in questi casi agevolate da funzionari non appartenenti alla guardia di finanza, per i quali sono ora in corso accertamenti. Già perché l’organizzazione era ramificata in tutta Italia. Una volta importati i Rolex, si aprivano le porte del mercato del “secondo polso”: quello, cioè, degli orologi di lusso usati. La cinghia di trasmissione era rappresentata da un certo numero di agenti, responsabili di zona, che piazzavano poi gli orologi nelle gioiellerie italiane.

Cinquantaquattro quelle perquisite nei gironi scorsi, concessionari ufficiali Rolex compresi. Nel corso delle operazioni, sono stati sequestrati negli appartamenti degli indagati 500 orologi di lusso, contanti per circa 600 mila euro, diciassettemila sterline e un lingotto d’oro del peso di un chilo. «Ci dispiace che sia rimasto implicato un appartenente alla guardia di finanza - le parole del comandante provinciale, Giovanni Avitabile - ma si tratta di un’operazione di fondamentale importanza che ci ha permesso di individuare un giro di contrabbando di grande valore economico». —



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